OpenAI, la casa madre di ChatGPT, sta considerando un’audace mossa nel mondo tech, puntando a sviluppare i suoi chip AI. Tra partnership strategiche e investimenti massicci, la strada sembra costellata di opportunità e sfide.

Nell’attuale ecosistema tecnologico, l’autosufficienza è diventata una parola d’ordine per molte aziende leader. Ed è proprio seguendo questa tendenza che OpenAI, la compagnia dietro il celebre ChatGPT, sta considerando la produzione in-house di chip. Una decisione che mira a risolvere la crescente necessità di componenti cruciali per i sistemi di intelligenza artificiale, ma anche a ridurre in modo significativo i costi associati.

Diverse sono le vie al vaglio della società. La produzione autonoma di chip AI è solo una delle opzioni: OpenAI sta anche riflettendo su una potenziata collaborazione con produttori esterni, e tra questi spicca il nome di NVIDIA, un vero e proprio gigante nel settore. Con il suo quasi monopolio nella produzione di chip per l’intelligenza artificiale, NVIDIA potrebbe offrire a OpenAI condizioni decisamente vantaggiose. Ma diversificare i fornitori è un’ulteriore possibilità in discussione, segno evidente della necessità, enfatizzata dal CEO Sam Altman, di ampliare le risorse hardware.

Fino ad oggi, il pilastro su cui si è basata OpenAI è stato un altro colosso dell’IT: Microsoft. Il supercomputer dell’azienda di Redmond, infatti, è il motore delle operazioni di intelligenza artificiale di OpenAI, alimentato da ben 10.000 unità grafiche fornite da NVIDIA. Optando per l’autoproduzione, OpenAI si posizionerebbe al fianco di poche ma prestigiose realtà, come Alphabet (matrice di Google) e Amazon, entrambe intenzionate a dominare il processo produttivo dei chip. Non da meno, Microsoft, in tandem con AMD, sta anch’essa sondando il terreno per una soluzione proprietaria.

Ma le sfide non mancano. L’investimento necessario per realizzare una tale ambizione è mastodontico. Secondo alcune stime, si parla di potenziali spese annuali di centinaia di milioni di dollari. Una possibile scorciatoia potrebbe essere rappresentata dall’acquisizione di un produttore già avviato nel settore, tattica adottata con successo da Amazon con l’acquisizione di Annapurna Labs nel 2015. Fonti interne, citate da Reuters, hanno confermato che OpenAI ha preso in considerazione tale opzione, anche se i dettagli specifici restano avvolti nel mistero.

E c’è di più. Nonostante l’ambizione e la determinazione, sviluppare un chip AI proprietario o procedere con un’acquisizione richiederebbe anni. Ciò significa che OpenAI, per il momento, continuerà a dipendere dai suoi attuali fornitori.

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Team CEOTECH
La tecnologia dovrebbe arricchire la vita delle persone oltre a tutelare il pianeta.