Da quando le reti WiFi si sono affermate sul mercato consumer, agli inizi degli anni 2000, gli utenti hanno dovuto fare i conti con la loro affidabilità. Le reti wireless avevano e hanno un raggio d’azione limitato, sono sensibili agli ostacoli sul loro percorso, alle interferenze di altri apparecchi, alla qualità variabile degli apparati radio dei client. Esiste una tecnologia che può eliminare o quantomeno ridurre al minimo questi problemi; da qualche anno si è affermato anche nel settore consumer. Si tratta delle reti mesh, in italiano reti a maglie, in cui una serie di nodi cooperanti tra loro provvede a distribuire il segnale nell’ambiente. È la maniera più efficiente per migliorare velocità, stabilità e copertura della rete WiFi.

Visto che un’infrastruttura basata su tanti nodi può avere un costo rilevante, si potrebbe pensare che in realtà un economico WiFi extender potrebbe bastare per un piccolo appartamento. Non è così e non sperate di risolvere i problemi con un accessorio dal costo di poche decine di euro. Nella fisica delle onde elettromagnetiche miracoli non se ne possono fare: tanto per cominciare, un extender dimezza la banda passante a disposizione. Se il router principale può fornire un link a 100 megabit al secondo, l’extender comunicherà con i client a 50 Mbps. Verrà creata una seconda rete con un nome diverso (SSDI, Service Set Identifier) e l’utente dovrà o cambiare rete a mano oppure sottostare alla “zona grigia” che si viene a creare al passaggio dall’una all’altra, con rallentamenti e disconnessioni.

Una rete mesh è una soluzione molto più elegante. Sempre restando in ambito consumer, abbiamo un dispositivo primario che fa da router WiFi, collegato al modem o comunque alla linea broadband. Ci sono poi una serie di nodi, definiti satelliti, sparsi per l’ambiente, che comunicano tra di loro e sono allo stesso tempo ricevitori, trasmettitori e ripetitori del segnale radio. Satelliti e router comunicano anche con i client, instradando poi i pacchetti nel modo più efficiente possibile. Non c’è un ordine gerarchico, il che pone un altro vantaggio: se uno dei nodi dovesse andare offline per un guasto, l’infrastruttura di rete continua a funzionare tranquillamente.

Le connessioni vengono spostate automaticamente sul nodo funzionante più vicino. È una struttura naturalmente ridondante. L’SSID della rete è uno solo e l’utente non deve far nulla. Il passaggio dalla copertura di uno o dell’altro satellite è assolutamente trasparente. In pratica ci si muove per l’ambiente restando collegati a un’unica, grande rete. Ultimo, ma non meno importante, la larghezza di banda è sempre quella nominale, anche se si aggiungono molti satelliti.

Cosa offre oggi il mercato per le reti mesh WiFi 6

Esistono diverse soluzioni mesh in standard WiFi 6, noto anche come 802.11ax. L’investimento necessario si aggira sui 150-200 euro; scegliendo dei modelli compatibili WiFi 5 (802.11ac) potete risparmiare qualcosa. Il motivo di orientarsi sul nuovo standard va visto non tanto sulle maggiori velocità ottenibili, in teoria oltre il gigabit al secondo, quanto sulla capacità di gestire molti client e di offrire a ciascuno la miglior velocità di connessione. In una famiglia possono esserci tanti dispositivi personali come smartphone, tablet, notebook e PC, ma non trascurate i media center, le smart TV, le console da gioco e tutti i dispositivi di una smart home, dagli hub come Alexa o Google Assistant alle videocamere di sorveglianza. Da questo punto di vista il WiFi 6 è una scelta più oculata e un investimento sul futuro. Per creare una rete mesh in casa ci sono due strade.

Si può sostituire il modem/router solitamente fornito dal provider con uno più performante e dotato di tecnologia mesh, aggiungendo poi uno o più satelliti, oppure acquistare un kit completo da due o più unità da collegare via cavo Ethernet al modem/router esistente. La prima strada non è sempre praticabile, per esempio l’apparato fornito dal provider potrebbe integrare l’ONT (Optical Network Terminal) per la fibra ottica FTTH. Nel caso di linea tradizionale ADSL o FTTC, sostituendo il modem potreste guadagnare in prestazioni e funzionalità anche lato WAN. Da valutare poi eventuali necessità come la linea telefonica.

Una soluzione più semplice è il kit aggiuntivo da collegare al modem, che però lascia sul groppone l’eventuale modem XDSL, che tra l’altro continuerà a consumare elettricità. L’interfaccia WiFi del modem va sempre spenta; la rete wireless sarà interamente a carico del sistema mesh. Un kit da due unità permette di coprire due piani della casa o un appartamento anche grande, 100 metri quadri e anche più, ma dipende dalla conformazione e in particolare dal numero e tipo di pareti che il segnale radio deve attraversare. Con tre unità potete creare uno schema a triangolo più efficiente e il posizionamento diventa meno cruciale, ma ovviamene i costi aumentano.

Caratteristiche da considerare nella scelta dei dispositivi

Nella scelta di una soluzione mesh ci sono alcune esigenze da valutare. Potrebbero servirvi delle porte Ethernet sul router o sui satelliti, per esempio per collegare via cavo un NAS (di solito privi di interfaccia wireless) o una console (per ridurre al minimo il lag nei giochi online). Alcuni satelliti ne hanno una sola, altri di più, altri ne sono totalmente privi. Gli apparati radio possono avere un certo numero di antenne, possono supportare o meno la banda aggiuntiva a 160 MHz e quindi possono offrire una velocità lorda variabile; se non avete un budget troppo limitato scegliete il sistema più performante cercando nelle specifiche tecniche tali parametri.

Anche se con modalità diverse, tutti i prodotti supportano alcune tecnologie importanti. Controllate sempre che siano presenti sui sistemi che volete comprare. Per esempio, tramite la modalità MU-MIMO (Multi User – Multiple Input Multiple Output) si possono gestire più flussi di dati verso client diversi contemporaneamente. Il Beamforming invece “indirizza” il segnale radio verso uno specifico client, mentre lo schema di modulazione OFDMA (Orthogonal Frequency-Division Multiple Access) segmenta i canali in più piccoli sottocanali con frequenze leggermente diverse tra loro, permettendo una trasmissione di dati in parallelo.

La modulazione di ampiezza in quadratura (QUAM, Quadrature Amplitude Modulation) a 1.024 punti è in grado di trasportare due bit in più per simbolo. Questa tecnica da sola permette un aumento della capacità di trasmissione dati del 25%.

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