Epic Games e Match Group accusano Google di aver pagato gli sviluppatori che avevano mezzi e capacità affinché non creassero app store concorrenti.

Epic Games e Match Group stanno muovendo nuove accuse contro Google. In una mozione depositata venerdì scorso presso un tribunale federale del distretto settentrionale della California, le due società accusano Google di aver pagato gli sviluppatori che avevano i mezzi e la capacità di creare app store Android concorrenti.

In particolare, Epic e Match fanno riferimento ad accordi come Project Hug. L’iniziativa, in seguito denominata “Apps and Games Velocity Program”, che ha visto Google spendere milioni di dollari per mantenere alcuni degli sviluppatori più popolari di Android sul Play Store con lo scopo di impedire la nascita di app store concorrenti.

Ma Google ha da sempre affermato che il programma sul quale le due società basano le loro accuse insieme ad altri programmi simili in realtà servono per supportare gli sviluppatori migliori con risorse e investimenti per aiutarli a raggiungere più clienti su Google Play, sono un segno di sana concorrenza tra i sistemi operativi e gli app store e rappresentano un vantaggio per gli sviluppatori.

La mozione arriva dopo che sia Epic Games che Match Group hanno raggiunto accordi temporanei con Google per garantire che le loro app rimangano sul Play Store mentre risolvono le loro controversie. In una controdenuncia presentata a giugno, Google ha accusato Match di aver tentato di non pagare nulla per l’accesso al Play Store.

Le tariffe del negozio di Google hanno anche attirato l’attenzione del Dipartimento di Giustizia e di un gruppo di oltre tre dozzine di Stati.

Vedremo come si evolverà la situazione e chi la spunterà in questa controversia che ormai va avanti da un po’ di tempo e alla quale si aggiungono denunce e controdenunce su accordi traballanti e poco duraturi.

Articolo precedenteNVIDIA GeForce RTX 4070 sarà una GPU a doppio slot
Articolo successivoApple Watch Series 8 rileva la gravidanza prima del test
Carolina Napolano
La tecnologia, roba da donne: ecco la blogger per promuovere il lato rosa della tecnologia.