Secondo un’esperto di privacy il blocco agli adblocker imposto da YouTube in Europa sarebbe contrario al regolamento sulla protezione dei dati (GDPR).

YouTube è da tempo scesa in guerra contro gli adblocker principalmente allo scopo di incoraggiare gli abbonamenti a YouTube Premium. La pratica è giunta anche in Europa, dapprima in Francia, ora anche in Italia, ma un difensore della privacy ha presentato un reclamo, in quanto questa pratica sarebbe contraria al GDPR in vigore in Europa.

Il divieto di utilizzare degli adblocker fa sì che, se si utilizza uno di questi programmi, come AdBlock, uBlock Origin, è possibile che venga visualizzato un popup che chiede di disattivarlo, pena l’impossibilità di continuare a guardare i video.

Alexander Hanff ritiene che questa pratica sia contraria al GDPR. Questo perchè per scoprire se un utente ha un blocco degli annunci, YouTube utilizza uno script che pone questa domanda al browser web, ma lo fa senza chiedere il consenso dell’utente. Ciò violerebbe l’articolo 5 del regolamento europeo che stabilisce che se i dati vengono raccolti senza il consenso dell’utente non possono essere utilizzati per alcuno scopo.

Nel 2016 Alexander Hanff aveva chiesto alla Commissione europea se la distribuzione di uno script per rilevare un adblocker richiedesse un consenso preventivo e l’istituzione aveva risposto di sì. Dopo aver presentato una denuncia contro YouTube alla Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC), ha spiegato che quest’ultima non sarebbe in disaccordo con la sua analisi.

All’orizzonte sembra profilarsi la possibilità di una battaglia legale. Come spesso accade in questi casi, la cosa potrebbe andare per le lunghe, ma potrebbe alla fine portare a una situazione in cui gli utenti europei potranno scegliere di rifiutare di consentire a YouTube di sapere se stanno utilizzando un blocco degli annunci, il che renderebbe inutile il sistema anti-blocco della piattaforma. Oltre all’introduzione di tale consenso, Hanff si aspetta anche che la piattaforma reintegri gli account bloccati e cancelli i dati personali raccolti senza il consenso.

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Carolina Napolano
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