Le recenti ottimizzazioni nascoste di Android 14 promettono di migliorare le prestazioni termiche e l’autonomia dei Pixel 6 e Pixel 7 di Google.

Nell’ampio universo degli smartphone, la serie Pixel di Google si è affermata come un vero e proprio faro per chi è alla ricerca dell’innovazione. Dal lancio del Pixel 6, infatti, il gigante tecnologico di Mountain View ha iniziato una rivoluzione sotto il cofano, presentando al mondo il suo nuovo chipset: Tensor G1. E l’evoluzione è stata rapida: dopo il debutto del Tensor G2 con il Pixel 7, l’ultimo modello, Pixel 8, è stato dotato del sofisticato Tensor G3.

I chipset Tensor, sebbene rappresentino un salto qualitativo notevole per le funzionalità legate all’intelligenza artificiale e le performance fotografiche, hanno tuttavia manifestato alcune pecche. La più rilevante? Il surriscaldamento. Qui entra in gioco Android 14, l’ultima incarnazione del sistema operativo di Google, che promette di porre rimedio a questi inconvenienti.

Analizzando la questione a livello tecnico, emerge che il processo produttivo alla base dei chip Tensor G1 e G2, basato sulla tecnologia a 5 nm fornita da Samsung, potrebbe non essere all’altezza della situazione, soprattutto se paragonato alla tecnologia più avanzata di TSMC. Quest’ultima è responsabile della produzione dei chip Qualcomm Snapdragon 8+ Gen 1 e Snapdragon 8 Gen 2, che, a differenza dei Tensor, hanno mostrato migliori prestazioni e una maggiore stabilità termica.

Ma il surriscaldamento non è solo una questione hardware. Infatti, anche il software può giocare un ruolo determinante. Un sistema operativo, se affetto da bug o problemi di ottimizzazione, può causare sovraccarichi e, di conseguenza, un aumento della temperatura del dispositivo. Inoltre, l’interazione tra software e hardware è fondamentale per garantire un’esperienza d’uso ottimale.

Proprio su questo fronte Android 14 sembra emergere come il grande protagonista. Dalle prime segnalazioni degli utenti, si evince che il nuovo sistema operativo ha portato significativi miglioramenti. La riduzione del surriscaldamento è solo la punta dell’iceberg: molti utenti riportano anche un’esperienza d’uso decisamente più fluida e un incremento, seppur leggero, dell’autonomia della batteria.

Sebbene Google non abbia ancora svelato i dettagli tecnici delle modifiche apportate, è lecito ipotizzare che la soluzione possa riguardare una migliore gestione della CPU, riducendo, ad esempio, l’utilizzo dei core più potenti in determinate situazioni.

Articolo precedenteRoborock Prime Day: offerte imperdibili sui robot aspirapolvere
Articolo successivoPotenza e performance: i migliori dispositivi mobili per il gaming online