Il videogioco e le serie d’animazione condividono da sempre diversi aspetti che le rendono confinanti. Nella loro veste classica si contrappongono ai prodotti in live action, anche se si tratta di una generalizzazione che non tiene conto delle prove attoriali in titoli del recente passato. Sono inoltre entrambi considerati prodotti rivolti a un pubblico giovane, implicitamente ritenendo che un pubblico adulto potrebbe trovarli banali e infantili. È quindi normale che, in considerazione della necessità di superare questi e altri luoghi comuni, serie animate e videogiochi si siano spesso mossi nella stessa direzione, finendo per ispirarsi a vicenda. Sono numerosi infatti gli esempi di adattamenti ora nell’uno ora nell’altro senso, in un rapporto i cui frutti hanno innegabilmente contribuito a sottolineare i pregi di entrambi i media.

Un ottimo esempio viene da I Simpson, sitcom animata il cui successo dura ininterrottamente dalla fine degli anni ’80. Il particolare approccio satirico, avente come oggetto temi che rimangono attuali da oltre trent’anni, è rivolto a un pubblico abbastanza maturo da poterne cogliere le varie sfumature. Dalla serie sono stati tratti numerosi videogiochi appartenenti ai più svariati generi: dal platform, con Bart’s House of Weirdness del 1992, allo sport, con il minigolf di Miniature Golf Madness del 1994 e il wrestling di The Simpsons Wrestling del 2001. Merita menzione The Simpsons Hit and Run, avventura dinamica del 2003 che mantiene i toni tipici della serie, concentrandosi soprattutto sulle svariate automobili comparse nelle – all’epoca – 14 stagioni.

Decisamente di tono diverso Ducktales, la storica serie animata Disney i cui cento episodi sono andati in onda tra il 1987 e il 1990. Il taglio avventuroso delle vicende che vedono protagonisti Zio Paperone e i tre nipotini, oltre a personaggi appositamente creati per la serie, ha riscosso un enorme successo sancito dal reboot del 2017 e da due videogiochi, Ducktales e Ducktales 2, usciti nel periodo di trasmissione della serie e che ne ripropongono le trame avventurose.

Sensibilmente più recente invece Rick e Morty, creata nel 2013 come parodia dei protagonisti di Ritorno al Futuro. Con temi tipici della fantascienza e del cosmic horror, le sei stagioni della serie sono pensate per un pubblico in grado di capire i vari riferimenti, cosa che non ne ha ovviamente impedito la trasposizione in contesti videoludici più casual. Merita menzione Pocket Mortys, parodia di Pokémon uscita per mobile nl 2016, e Rick and Morty Simulator, titolo in realtà virtuale del 2017. Il successo della serie ha ispirato persino l’omonima slot machine: uno fra i titoli di punta dell’offerta proposta da PokerStars Casino, inserisce in un gameplay ben noto i riconoscibili simboli resi famosi dalla serie animata trasmessa in Italia da Netflix.

A proposito di Pokémon, in questo caso l’ispirazione è di segno opposto: la serie animata, che conta 25 stagioni avviate in Giappone nel 1997, è infatti basata sul successo dei videogiochi per Game Boy che, sempre in Giappone, hanno esordito nel 1996. Sul mercato occidentale i titoli sono approdati nel 1998 e la serie nel 2000, mantenendo il distacco tra due prodotti che si differenziano anche nelle tematiche: molto più semplice la serie animata, mentre i videogiochi presentano livelli di complessità coerenti col genere di gioco di ruolo giapponese.

Merita menzione anche Angry Birds Toons, serie d’animazione basata sulla serie mobile Angry Birds. Il gameplay casual di quest’ultima, il cui primo titolo risale al 2009, si riflette perfettamente nella serie, andata in onda per tre stagioni tra il 2013 e il 2016: in ogni episodio, un corto di due minuti circa, gli uccellini devono impedire ai maiali di rubare le loro uova, mantenendo la contrapposizione dei titoli videoludici.

Infine, è interessante notare che anche quando serie animata e videogioco siano entrambe opere derivate, magari da un fumetto, non manchino comunque le reciproche influenze. Si può pensare a un qualsiasi videogioco tratto da un manga: normalmente, la prima opera derivata da un manga è una serie anime, che a sua volta influenza il videogioco tramite la condivisione dei doppiatori. Ancora più emblematico il caso di Tartarughe Ninja: in origine un fumetto dal taglio noir, edito amatorialmente a partire dal 1984, il primo e più famoso adattamento in serie animata avvenne nel 1987, con i protagonisti resi molto più amichevoli. Ed è proprio in questa versione che i personaggi compaiono nella gran parte dei videogiochi del franchise: titoli profondamente influenzati da una serie animata con la quale condividono l’origine.

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