Neuralink ha raggiunto un traguardo storico con il primo paziente che gioca a scacchi usando la sua interfaccia cervello-computer “The Link”. L’azienda ha ricevuto l’approvazione della FDA per iniziare gli studi clinici e il video di Noland Arbaugh che usa la tecnologia è una prova del suo potenziale per migliorare la vita di persone con disabilità.

Neuralink, l’ambiziosa impresa guidata da Elon Musk, sta avviando una nuova era nella comunicazione uomo-computer. L’azienda ha ottenuto un traguardo importante nel maggio 2023, ricevendo l’approvazione della FDA per dare il via a studi clinici su volontari umani, con particolare attenzione a persone paralizzate. Tutto questo ha aperto la strada al reclutamento di partecipanti per testare “The Link”, l’avanzata interfaccia cervello-computer di Neuralink.

La chiamata ai volontari ha suscitato un’enorme ondata di interesse, dimostrando la fiducia e la curiosità del pubblico nei confronti delle potenzialità di questa tecnologia. L’attesa era tanta e il mondo intero ha trattenuto il fiato alla notizia del primo impianto su un essere umano. Il recente video diffuso su X ha mostrato Noland Arbaugh, un giovane ventinovenne rimasto paralizzato dopo un incidente, che utilizza l’interfaccia di Neuralink per muovere pezzi su una scacchiera virtuale, semplicemente con il pensiero. Tale sviluppo rappresenta un progresso enorme verso la possibilità di migliorare la qualità della vita per le persone con disabilità motorie.

Il caso di Noland Arbaugh dimostra l’efficacia e l’intuitività dell’interfaccia cerebrale di Neuralink ed apre la porta a un mondo di possibilità future. Con un breve periodo di recupero e la capacità di controllare dispositivi elettronici diversi, la tecnologia promette di ridefinire i confini dell’interazione umano-computer. Ad ogni modo questo è solo l’inizio del lungo viaggio di ricerca e sviluppo che attende Neuralink.

L’introduzione di questa tecnologia nella vita quotidiana comporterà sfide etiche e funzionali che dovranno essere affrontate con cautela. La prospettiva di utilizzare l’interfaccia cerebrale per migliorare le capacità umane non solo solleva questioni riguardanti la privacy e la sicurezza dei dati ma pone anche interrogativi sui limiti tra l’umano e la tecnologia.

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Carolina Napolano
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