In risposta alla pressione dell’UE, Meta, il gigante dei social media, ha preso provvedimenti rigorosi contro le fake news e il contenuto estremista.

Nel turbinio del complicato scenario globale, dove la guerra tra Israele e Hamas riversa le sue tragiche eco anche nelle virtuali arene dei social media, Meta, azienda madre di piattaforme come Facebook e Instagram, trova sé stessa in bilico tra la gestione responsabile dei contenuti e il mantenimento di una piattaforma aperta al dialogo. La situazione ha recentemente tracciato un nuovo percorso, in seguito a una lettera indirizzata a Mark Zuckerberg da Thierry Breton, commissario per la regolamentazione dell’Unione Europea (UE), richiedendo attenzione e adeguamento rispetto al Digital Services Act (DSA) dell’UE, e la gestione di problemi critici come le fake news e i deep fake.

Meta, sotto il peso delle aspettative e delle responsabilità, ha risposto instaurando un centro operativo dedicato e in costante evoluzione, enfatizzando l’importanza di una gestione multilingue dei contenuti, con esperti fluenti sia in ebraico che in arabo. La dichiarazione dell’azienda sottolinea l’attenzione rivolta alla monitorizzazione delle piattaforme, garantendo simultaneamente agli utenti la possibilità di sviluppi cruciali sul campo di battaglia, affermando: “Dopo gli attacchi terroristici di Hamas contro Israele e la risposta di Israele a Gaza, team di esperti hanno lavorato incessantemente per sorvegliare le nostre piattaforme e proteggere la capacità delle persone di utilizzare le nostre app per far luce sugli importanti sviluppi in corso”.

In un contesto in cui i dati parlano di 795.000 contenuti in ebraico o arabo esaminati, rimossi o etichettati come problematici nel solo triennio seguente l’attacco terroristico di Hamas, Meta evidenzia un impegno consistente nella mitigazione di contenuti pericolosi. L’azienda ha rimarcato la restrizione e la rimozione di alcuni hashtag e contenuti correlati a discorsi d’odio o violazioni delle politiche interne, oltre a regolamentare strettamente la diffusione di immagini sensibili, come quelle di ostaggi.

Nel marasma dei contenuti digitali, Hamas si trova nell’elenco delle Organizzazioni e gli Individui pericolosi di Meta, risultando bandito su tutte le piattaforme dell’azienda. Tuttavia, viene concessa voce a “discorsi sociali e politici”, come articoli di cronaca e discussioni generali.

Nonostante l’impiego di tecnologie avanzate di monitoraggio e l’abbassamento delle soglie per la raccomandazione di contenuti agli utenti, l’incognita rimane: saranno sufficienti queste misure per placare le preoccupazioni di Breton e dell’UE? La stessa UE sta infatti conducendo un’indagine sulla conformità al DSA nei confronti di X (ex Twitter), dopo una risposta ritenuta non soddisfacente.

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Carolina Napolano
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