Una decisione del giudice californiano annulla la precedente condanna di Google a pagare 32,5 milioni di dollari a Sonos. Un intrigo di date e brevetti scuote il mondo della tecnologia audio.

In un ribaltamento di fronte che ha stupito molti, Google ha ottenuto una vittoria significativa in tribunale riguardo alle accuse di violazione dei brevetti audio multiroom di Sonos. La controversia, che ha visto i due giganti della tecnologia fronteggiarsi per anni, sembrava avesse trovato una conclusione quando una giuria aveva ordinato a Google di pagare a Sonos una somma di 32,5 milioni di dollari. Tuttavia, una recente decisione del giudice distrettuale statunitense William Alsup ha cambiato completamente la situazione.

Il nodo della questione ruota attorno ai brevetti di Sonos. Secondo il giudice Alsup, questi brevetti “apparentemente discendono da [una] domanda provvisoria del 2006”. Ciò ha portato molte persone a credere che Sonos avesse introdotto la tecnologia prima di Google. Tuttavia, emerge che Sonos ha presentato domande per questi brevetti soltanto nel 2019 e ha introdotto la tecnologia nei propri dispositivi nel 2020. Questa mossa è avvenuta sei anni dopo che Google aveva proposto a Sonos una potenziale collaborazione sulla tecnologia audio multiroom nel 2014.

Queste date sono cruciali. Perché? Sebbene Sonos abbia collegato i suoi brevetti alla domanda provvisoria del 2006, suggerendo una precedenza, il giudice Alsup ha indicato che Sonos ha in realtà modificato le specifiche della sua domanda di brevetto solo nel 2019, aggiungendo nuovi elementi. In sostanza, il giudice ha sottolineato che Sonos non ha portato l’innovazione al settore, ma piuttosto ha cercato di adeguarsi all’evoluzione dell’industria e quindi rivendicare la proprietà dell’idea.

Patrick Spence, amministratore delegato di Sonos, non ha nascosto il suo disappunto per la situazione. L’azienda sostiene fermamente che Google abbia deliberatamente sfruttato i tecnici di Sonos e abbia trascurato la possibilità di una soluzione bilaterale.

Nonostante la chiara sconfitta in tribunale, Sonos non ha intenzione di lasciar perdere. Un portavoce dell’azienda ha comunicato a Reuters che la sentenza del giudice Alsup è “sbagliata sia nei fatti che nella legge”. Sonos, quindi, è pronta a fare appello alla decisione, suggerendo che la lotta legale tra i due giganti tecnologici sia tutt’altro che finita.

La disputa tra Sonos e Google evidenzia la crescente complessità e le implicazioni della proprietà intellettuale nell’era digitale. Con aziende che si sforzano di proteggere le loro innovazioni e tecnologie, le battaglie sui brevetti continuano a dominare i titoli e a modellare il futuro dell’industria tecnologica.

Articolo precedenteHonor Play 50 Plus ufficiale l’entry-level 5G che sfida le aspettative
Articolo successivoiPhone 15: come caricarlo più velocemente con USB-C