Con l’aumento degli accordi di private equity gli investitori devono proteggersi dai problemi del software. Philippe Thomas, CEO di Vaultinum, spiega come e quali possono essere le criticità a cui si va incontro.

Gli accordi da private equity a private equity sono aumentati del 40% in Europa nell’ultimo anno, cifra che dimostra come siano stati effettuati 85 accordi, in confronto ai soli 59 dell’anno precedente. Se, da un lato, questo è un momento di importante crescita per il mercato, dall’altro emerge anche una nuova sfida per gli investitori, specialmente se stanno investendo in aziende tecnologiche e di software. Data l’espansione dell’industria tecnologica negli ultimi anni, è importante che i fondi private equity che investono in imprese in cui il software rappresenta l’asset principale dell’affare introducano misure per mitigare il rischio potenziale.

Quando si investe nel mercato dei software, è essenziale assicurarsi che il bene sia sicuro e scalabile. È già pratica comune implementare la due diligence finanziaria, che permette di valutare, tra le altre cose, se l’attività sia finanziariamente scalabile. Tuttavia, la maggior parte dei fondi private equity trascura di esaminare attentamente il codice sorgente di un software durante la verifica di due diligence. Ciò rappresenta una criticità, perché significa essenzialmente che gli investitori stanno andando alla cieca in un investimento, trascurando i potenziali rischi tecnologici associati al codice sorgente, come i rischi di sicurezza informatica e le licenze open-source.

L’investimento in private equity è un momento cruciale per valutare la principale risorsa digitale dell’affare – il codice sorgente del software – e per assicurarsi che non ci siano problemi di scalabilità, mantenimento, proprietà intellettuale o sicurezza informatica. È quindi importante effettuare controlli approfonditi su ogni linea del codice sorgente per assicurarsi che nessuna licenza nascosta e nessuna vulnerabilità di altro genere possa avere conseguenze negative sulla stabilità del software. Per esempio, parti del codice sorgente complessivo del software potrebbero essere soggette a restrizioni di licenza open-source, che possono includere l’obbligo di rendere pubblico tutto o parte del codice o quello di pagare una tassa per il suo utilizzo. Ancora, il codice potrebbe essere estremamente vecchio, influenzando la sua capacità di aggiornamento e quindi la sua capacità di scalare. Questo danneggia sia il valore dell’affare iniziale sia il valore del software nel tempo: gli investitori devono essere consapevoli di queste problematiche prima di intraprendere qualsiasi affare.

Naturalmente, il tempo è essenziale nelle transazioni tra fondi di private equity, e i processi di due diligence possono richiederne molto. Ma, come dice il proverbio, “prevenire è meglio che curare”. Pertanto, per soddisfare le esigenze di efficienza ed efficacia, i fondi di private equity dovrebbero affidarsi a strumenti intelligenti di due diligence del software che, combinati con la revisione e le raccomandazioni di esperti, possano fornire una valutazione accurata e dettagliata del software e una strategia di mitigazione del rischio. Questo approccio permetterà, infatti, di prendere decisioni informate rapidamente e in maniera accurata, in modo da poter entrare in un affare con una comprensione davvero completa del software in cui si intende investire.

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Carolina Napolano
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