Una start-up britannica riscalda l’acqua delle piscine comunali con le emissioni del calore prodotto dai suoi data center.

La combinazione di un inverno rigido e della crisi energetica ha avuto un impatto su molte strutture pubbliche. Il Guardian riporta che 85 piscine comunali britanniche hanno chiuso dal 2019 e che la strage è destinata a continuare e persino ad accelerare con l’imminente fine delle sovvenzioni. In tutto questo c’è un’azienda britannica che offre il riscaldamento gratuito alle comunità in cui installa i propri data center.

È ormai noto che i data center sono responsabili del 2-3% delle emissioni globali di carbonio. La soluzione proposta da Deep Green utilizza l’acqua di raffreddamento dei suoi centri dati per riscaldare l’acqua delle piscine pubbliche, come primo passo. Il sistema è attualmente in fase di test presso una struttura a Exmouth, nel sud-ovest dell’Inghilterra.

Il riscaldatore digitale di Deep Green riscalda le piscine pubbliche

Mark Bjornsgaard, direttore di Deep Green, spiega il concetto di funzionamento: “La maggior parte dei data center spreca il calore generato dai computer. Noi catturiamo il nostro e lo diamo alla piscina per riscaldarla”. È un affare vantaggioso per tutti, poiché il calore dei computer riscalda l’acqua e il trasferimento di calore alla piscina raffredda i computer. Le piscine risparmiano sulla bolletta del riscaldamento e l’azienda risparmia sulla bolletta del raffreddamento.

Bjornsgaard è ben consapevole del fatto che le emissioni di anidride carbonica prodotte dai data center sono problematiche dal punto di vista ambientale. I milioni di computer sparsi per il mondo generano un’enorme quantità di calore, per non parlare dell’energia che consumano. Ha dichiarato alla BBC: “Con il cambiamento del mondo, abbiamo bisogno di dieci volte più computer e non possiamo costruire dieci volte più data center. Dobbiamo quindi decentralizzarli e portare piccole parti di essi dove il calore è necessario”. Il successo dell’iniziativa di Deep Green è tale che circa altre 20 piscine in Inghilterra hanno chiesto di utilizzare i “riscaldatori digitali” dell’azienda.

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