L’interfaccia ibrida di Wear OS e l’architettura dual-chipset permettono una gestione intelligente della batteria, con il co-processore che si occupa di attività di routine per preservare la durata della batteria. Questo significa che gli smartwatch Wear OS possono ora durare per più giorni con una singola carica.

Se fate parte della comunità Android da tempo, probabilmente avrete notato l’evoluzione degli smartwatch Android negli ultimi anni. Inizialmente, con il lancio di Wear OS (precedentemente noto come Android Wear), gli utenti si sono trovati di fronte a dispositivi che erano spesso lenti e con una durata della batteria insufficiente. Solo recentemente, grazie agli sforzi di aziende come Samsung con la sua serie Galaxy Watch, Wear OS è diventato una scelta più praticabile per il grande pubblico.

La svolta sembra essere vicina, con Google che ha recentemente rivelato dettagli su una nuova interfaccia ibrida che sta per essere implementata su Wear OS. L’innovazione è già visibile in smartwatch come il OnePlus Watch 2, che sfrutta un’architettura a doppio chip (un chip Qualcomm Snapdragon W5 Gen 1 affiancato da un co-processore BES2700) per garantire più di due giorni di autonomia, mantenendo al contempo un’eccellente esperienza utente.

Questa architettura dual-chipset include un potente processore applicativo (AP), che si occupa delle funzioni più complesse, e un’unità di microcontrollo secondaria a basso consumo (MCU), dedicata alle attività di routine. La vera magia avviene nella capacità di Wear OS di alternare l’uso tra questi due processori, mettendo in pausa il processore principale quando non è necessario, al fine di preservare la durata della batteria.

Il co-processore, in questo scenario, prende in carico la gestione delle attività quotidiane, come il monitoraggio della salute, mentre il processore principale viene risvegliato solo per compiti più impegnativi. OnePlus, ad esempio, ha ottimizzato l’uso delle API di Wear OS per delegare l’elaborazione di notifiche e chiamate al co-processore, senza rinunciare a funzionalità quali le risposte rapide. Inoltre, è stato reso possibile scaricare sul co-processore anche il tracking dell’attività fisica, risvegliando il processore principale solo per aggiornamenti occasionali delle app.

Questa strategia migliora l’efficienza energetica degli smartwatch ed estende l’autonomia del dispositivo, permettendo agli utenti di arrivare a fine giornata e oltre senza il bisogno di una ricarica. Il OnePlus Watch 2, nonostante la sua capiente batteria, è solo un esempio di come questa tecnologia possa essere sfruttata. Ci si aspetta che in futuro altri smartwatch possano beneficiare di questa innovazione, offrendo autonomie ancora più lunghe in design più eleganti e compatti.

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