Streaming, in un rapporto pubblicato dal Congresso degli Stati Uniti, alcuni detentori di copyright denunciano che il 90% degli iracheni pirata contenuti protetti da copyright. Una simile statistica solleva molte domande.

Ogni anno il Congresso degli Stati Uniti pubblica un rapporto, lo “Special 301”, che illustra lo stato della protezione e dell’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale. Gli Stati Uniti sono uno dei maggiori esportatori di prodotti audiovisivi al mondo, quindi i siti di streaming illegale e i DVD pirata rappresentano una grande perdita di entrate. L’elenco dei Paesi “problematici” stilato dai parlamentari statunitensi indica specificamente un Paese e la sua popolazione.

Secondo le testimonianze raccolte dai redattori del rapporto, il 90% degli iracheni accede frequentemente a contenuti pirata, da eventi sportivi a film e spettacoli televisivi. Questa cifra impressionante è stata presentata da Miramax e BeIN Sports, che è sempre molto attiva quando si tratta di bloccare i siti pirata. Torrent Freak sottolinea tuttavia che la pirateria di contenuti online deve essere particolarmente difficile in un Paese in cui metà della popolazione non ha accesso a internet. E aggiunge: “Con più di un terzo degli iracheni di età inferiore ai 14 anni, un numero considerevole di pirati deve essere anche piuttosto giovane”. Il problema della pirateria è indubbiamente reale, ma in quali proporzioni?

Gli Stati Uniti puntano il dito contro l’Iraq per la pirateria dei contenuti

Per ironia della sorte, il problema della pirateria in Iraq è entrato nel radar degli Stati Uniti a causa dei militari di stanza nel Paese. Hanno notato che la pirateria online, o l’acquisto di DVD illegali, era comune e molto conveniente. Le loro prove sono sufficienti per stabilire una tale cifra? Anche gli studi che indicano il Medio Oriente come “hotspot della pirateria” non forniscono mai statistiche concrete.

Detto questo, anche se le cifre presentate dai querelanti fossero vere, una cosa rimane certa: sarebbe molto complicato far rispettare la legge sulla proprietà intellettuale in Iraq (o in Algeria, anch’essa citata come cattiva allieva in questo senso). Da un lato, le autorità di questi Paesi hanno altre priorità e, dall’altro, le loro relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti non sono necessariamente buone.

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