Un’analisi dell’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO) evidenzia il persistente problema della pirateria digitale e le sue implicazioni

La pirateria digitale continua a far parlare di sé, con numeri che rimangono preoccupantemente alti nonostante le molteplici iniziative di contrasto. Un recente studio promosso dall’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO) ha fatto luce su questa realtà problematica, disegnando un quadro chiaro, seppur inquietante, dell’uso di servizi pirata nell’Europa odierna.

L’indagine ha rivelato che il 14% degli abitanti dei Paesi europei ha utilizzato servizi illegali negli ultimi 12 mesi, una percentuale solo leggermente inferiore a quella riscontrata nei Paesi con il più alto tasso di pirateria al mondo, come Stati Uniti, Russia, India, Cina e Brasile. Un dettaglio che suscita particolare interesse è il fatto che, del totale degli intervistati, il 61% dichiara di pagare anche per i contenuti originali, a dispetto del loro ricorso alla pirateria.

Tuttavia, non tutti i consumatori europei si lasciano sedurre dall’attrattiva dei contenuti gratuiti: il 43% degli intervistati dichiara infatti di utilizzare esclusivamente fonti legali per i contenuti digitali. Le ragioni dietro questa scelta variano: il 44% afferma che i contenuti desiderati non sono disponibili sulle piattaforme illegali, mentre il 40% sceglie di non utilizzare servizi pirata per rispetto verso i creatori di contenuti.

Le conseguenze legali sono un altro deterrente significativo: un buon 24% degli intervistati che non ricorre alla pirateria afferma di temere di essere scoperto o multato dalle autorità. Solo il 13% di questo gruppo teme i pericoli inerenti all’accesso a siti con contenuti pirata.

A essere maggiormente bersaglio della pirateria sono i contenuti sportivi. L’indagine rivela che le partite di calcio, l’hockey su ghiaccio e altri sport popolari nel continente europeo sono i principali obiettivi della pirateria nella regione. Il 12% dei residenti ha ottenuto una qualche forma di contenuto sportivo attraverso mezzi illegali nell’ultimo anno, spesso utilizzando box TV o applicazioni scaricate da internet.

Per quanto riguarda i canali di accesso alla pirateria, il 43% degli utenti di servizi illegali dichiara di aver usato siti web specifici, mentre il 32% ha ricorso a applicazioni di messaggistica o social network. Altri si avvalgono di servizi peer-to-peer, come BitTorrent, o di servizi IPTV.

Il problema della pirateria è stato recentemente evidenziato dal caso di un noto servizio televisivo illegale nel Regno Unito, che offriva accesso irregolare alle partite di calcio della Premier League. Il capo del gruppo criminale alla base del servizio è stato condannato a 11 anni di carcere.

Interessante è il dato relativo all’accettazione della pirateria tra i giovani: il 46% degli intervistati tra i 15 e i 24 anni ritiene accettabile il ricorso a servizi illegali se il prezzo del servizio legale è considerato troppo alto. Questa percentuale si riduce con l’aumentare dell’età: tra i 55 e i 64 anni, solo il 19% considera i servizi illegali un’opzione accettabile.

Lo studio, condotto tra il 30 gennaio e il 15 febbraio 2023, ha coinvolto un totale di 25.824 intervistati di almeno 65 anni in 27 Paesi dell’Unione Europea. La pirateria, dunque, si conferma un problema complesso, radicato e difficile da estirpare, che necessita di soluzioni articolate e multiformi per essere affrontato efficacemente.

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