L’Australian Strategic Policy Institute (ASPI) ha recentemente pubblicato un rapporto che mette a confronto le prestazioni di Stati Uniti e Cina in settori quali le tecnologie emergenti.

Pubblicato giovedì 2 marzo, un rapporto dell’organizzazione di ricerca australiana Australian Strategic Policy Institute (ASPI) ha messo a confronto Stati Uniti e Cina nei settori della tecnologia e dell’innovazione, concludendo che Pechino ha un “sorprendente vantaggio” su Washington in 37 delle 44 tecnologie critiche ed emergenti.

Tra le innovazioni tecniche analizzate dal think tank con sede a Canberra ve ne sono alcune considerate essenziali nei settori vitali di un Paese, come la difesa, lo spazio, l’energia e le biotecnologie. In termini pratici, ciò include la ricerca sui motori avanzati degli aerei, sui droni e sulle batterie elettriche.

Secondo il suo “Critical Technologies Monitor”, ASPI ha rilevato che per alcune tecnologie i primi 10 istituti di ricerca al mondo hanno sede in Cina. Ciò significa la generazione collettiva di un numero di articoli di ricerca ad alto impatto nove volte superiore a quello del secondo classificato nella “gara tecnologica” che, il più delle volte, sono gli Stati Uniti.

C’è un problema con la leadership tecnologica della Cina?

Quando afferma che “le democrazie occidentali stanno perdendo la competizione tecnologica globale”, l’ASPI riconosce la corsa alle scoperte scientifiche e di ricerca e la capacità di trattenere i talenti globali.

Ciò significa “progettazione deliberata e pianificazione politica a lungo termine” sotto il presidente Xi Jinping per controllare le tecnologie più importanti del pianeta, comprese quelle che ancora non esistono.

Secondo il rapporto, uno dei settori chiave in cui la Cina eccelle è quello della difesa e delle nuove tecnologie spaziali. Un prodotto di questa tecnologia strategica, il missile ipersonico cinese DF-17B ha sorpreso persino il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti raggiungendo Mach 10, ovvero dieci volte la velocità del suono, in un test effettuato nel luglio 2021.

Cosa si può fare?

Per diminuire l’attuale egemonia cinese, l’ASPI raccomanda ai governi di pianificare:

  • Visti tecnologici e borse di ricerca e sviluppo tra alleati
  • Una rivitalizzazione del settore universitario attraverso borse di studio specializzate
  • Deviare, attraverso le tasse, il capitale privato verso il capitale di rischio
  • Nuovi partenariati pubblico-privato e centri di eccellenza.

I dati dell’istituto australiano indicano un “divario nella nostra comprensione dell’ecosistema tecnologico critico”: da una parte Cina e Stati Uniti, dall’altra il resto del mondo. Per i ricercatori, è essenziale colmare questo divario per non arrivare a una situazione in cui solo “uno o due Paesi dominano le industrie nuove ed emergenti”, come è successo con il 5G.

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