Secondo uno studio condotto da Mozilla le etichette sulla privacy dei dati del Google Play Store vengono utilizzate in modo improprio o sono fuorvianti.

Google nell’aprile dello scorso anno ha introdotto le etichette di sicurezza dei dati sul Google Play Store, una sezione che informa l’utente riguardo quali dati vengono raccolti dall’applicazione a cui si è interessati e che si intende scaricare e di come questa gestisce la privacy, il che appare veramente molto interessante e utile, se non fosse che secondo uno studio la maggior parte di queste etichette sono fuorvianti o incomplete.

Lo studio è stato condotto da Mozilla, l’azienda che sta dietro a uno dei browser internet più amati, che ha scoperto che anche le migliori app di Google Play, quelle premium, ingannano gli utenti con un’etichettatura errata dei propri prodotti. Il team di Mozilla ha preso le 20 migliori app gratuite e premium del Google Play Store e ha verificato se l’etichetta corrispondeva al comportamento effettivo delle app. Il risultato è demoralizzante: 32 delle 40 app testate presentavano almeno qualche piccola inesattezza, 16 di esse sono risultate ingannevoli e solo 6 sono risultate completamente pulite.

Non sconvolgerà il fatto che tra le app che non hanno ottenuto risultati soddisfacenti nel test di Mozilla ci siano le piattaforme social. Quello che deve far riflettere è che vi sono anche app di Google fra quelle che necessitano di qualche ritocco, cioè che sono a metà strada, tra scarso e buono, secondo i risultati di Mozilla. Fra queste YouTube, Google Maps e Gmail.

Sembra che Google attribuisca agli sviluppatori l’intera responsabilità di etichettare correttamente le app. Inoltre, l’esame di Mozilla delle etichette stesse conclude che le sue definizioni non sono esaustive, il che danneggia la sua idea e il suo impatto nel complesso.

Le etichette sono un modo molto bello e diretto di informare le persone, sulla carta. All’atto pratico a quanto pare non è così.

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Carolina Napolano
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