Google si trova in un momento delicato, con una seconda causa antitrust negli USA all’orizzonte e la sentenza in India che la costringerà ad apportare modifiche importanti al suo sistema oltre che a pagare una multa salata.

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) ha intenzione di citare in giudizio Google con l’accusa di posizione dominante nel mercato della pubblicità digitale secondo quanto confermato da più di una fonte per Bloomberg.

La causa, che è la seconda causa antitrust intentata dall’agenzia contro Google, era già nell’aria da tempo e si basa su reclami di diversi editori e siti web. Molti inserzionisti affermano che Google non è trasparente e non riporta i dettagli delle entrate pubblicitarie, in particolare non è chiaro quanto viene trattenuto dall’azienda e quanto viene trasferito agli editori.

A sua difesa, Google sostiene che il suo ecosistema pubblicitario compete con Facebook, AT&T e Comcast negli Stati Uniti, pertanto, non vi sarebbe un monopolio nel settore. Inoltre, la quota di mercato di Google sta lentamente diminuendo dal 36,7% del 2016 al 28,8% dell’anno scorso.

Per ora, il Dipartimento di Giustizia e Google non hanno commentato la questione. 

L’azienda però si trova ad affrontare un’altra questione, questa volta in India. Google aveva ricevuto ben due multe dall’India, una per pratiche anticoncorrenziali per le sue app preinstallate sugli smartphone Android che vedeva anche la richiesta di poter scegliere liberamente il motore di ricerca al momento dell’installazione, ed una per posizione dominate sul Play Store.

Il gigante dei motori di ricerca si era rivolto alla Corte Suprema per bloccare la prima sentenza emessa dalla CCI (Commissione per la concorrenza dell’India) che avrebbe costretto Google sostanzialmente a cambiare il modo in cui concede in licenza la versione di Android di Google Mobile Services (GMS). Attualmente, l’azienda esige che i produttori di smartphone che concedono in licenza il sistema operativo Android con GMS debbano preinstallare alcune applicazioni di Google, come il browser Chrome, YouTube e altre.
Ma, come anticipato, la CCI ha ritenuto che questo sia un comportamento anticoncorrenziale ed inoltre, ha richiesto che l’azienda permetta agli utenti Android in India di avere la possibilità di disinstallare alcune applicazioni come Google Maps o YouTube dai loro smartphone.

Sfortunatamente per Google, la Corte Suprema indiana ha rinviato il caso a un tribunale di grado inferiore che ha rigettato la richiesta e ha dato all’azienda tempo fino al 26 gennaio per cambiare il suo metodo di concessione delle licenze Android.

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Carolina Napolano
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