Google e NVIDIA hanno espresso la loro preoccupazione riguardo l’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft. 

L’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft è diventata un vero caso che sta interessando non solo società e enti di regolamentazione ma anche i giocatori. L’industria dei videogiochi attende con ansia la decisione dei regolatori sulla fusione, che potrebbe richiedere più tempo del previsto.

Sebbene Sony sia stata il più grande oppositore di questa transazione fin dall’inizio, non è l’unica che esprime perplessità in merito all’acquisizione. Google e NVIDIA hanno recentemente segnalato di essere anch’esse preoccupate per l’accordo e questo potrebbe essere un ulteriore fattore contrario all’approvazione.

Secondo i documenti citati da Bloomberg, sia Google che NVIDIA hanno espresso alla Federal Trade Commission (FTC) statunitense i propri dubbi sulla transazione tra Activision Blizzard e Microsoft, sostenendo che ciò darebbe a Microsoft un vantaggio sleale nei settori del gioco mobile, del cloud gaming e dei servizi in abbonamento.

NVIDIA sembra essere un po’ più indulgente, in quanto non è del tutto contraria all’acquisizione, ma vuole garanzie assolute che l’accesso gratuito e non discriminatorio sarà concesso a titoli come Call of Duty, mentre la posizione di Google sembra essere più contraria.

Il parere delle due società sembra essere molto importante nella definizione di una pronuncia dell’organismo di regolamentazione, in quanto potrebbe far pendere la bilancia verso il rifiuto o, al massimo, l’approvazione a condizioni estremamente precise e rigide, visto che la preoccupazione del settore riguarda proprio l’enorme accentramento in un unico franchising di livello mondiale.

Sembra che sempre più aziende si stiano unendo al coro di Sony e si oppongano alla possibile fusione, il che potrebbe rappresentare un grosso problema per Microsoft che vorrebbe completare l’acquisizione nel corso del 2023 e potrebbe finire per minare i suoi piani per il futuro dell’industria dei videogiochi.

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Carolina Napolano
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