Amazon, il gigante dell’e-commerce, ha annunciato ai suoi dipendenti che prevede il ritorno fisico in ufficio per almeno tre giorni alla settimana, un cambio di politica che potrebbe portare a trasferimenti o perdite di lavoro.

Amazon sta spingendo i suoi dipendenti a tornare in ufficio. La società ha avvisato alcuni dei suoi team che dovranno essere fisicamente presenti in un “ufficio centrale” per almeno tre giorni a settimana. Per molti, questo potrebbe significare dover cambiare casa o rischiare di perdere il posto di lavoro.

L’approccio di Amazon nei confronti dei suoi dipendenti è spesso stato al centro delle polemiche. I resoconti allarmanti dei lavoratori dei magazzini, diffusi negli ultimi anni, hanno rivelato solo la punta dell’iceberg. Da allora, l’immagine del gigante dell’e-commerce non è migliorata. Accuse di condizioni lavorative insostenibili, rischi di suicidio, licenziamenti gestiti da algoritmi: ogni nuova denuncia sembra solo aggiungere ulteriori ombre sul modo in cui Amazon tratta i suoi dipendenti.

Tuttavia, in un certo senso, l’azienda è stata flessibile durante la pandemia, consentendo a manager e altri impiegati di lavorare da casa. Ma sembra che questa fase di tolleranza sia ormai al termine, e Amazon intende far ritornare i suoi dipendenti nei luoghi di lavoro. Anche se ciò potrebbe comportare per molti la necessità di trasferirsi.

In questi giorni, Amazon sta avvertendo i suoi dipendenti, soprattutto quelli che attualmente lavorano da casa o vivono in località distanti, che presto dovranno trasferirsi in quello che l’azienda definisce “uffici centrali”. Questi uffici sono situati in grandi città come New York o San Francisco. La stessa richiesta vale anche per coloro che risiedono vicino a sedi più piccole, che non rientrano nella definizione di “uffici centrali”.

L’obiettivo finale di Amazon è far sì che tutti i dipendenti lavorino in presenza almeno tre giorni a settimana. Non è ancora chiaro quanti dipendenti saranno coinvolti da questa decisione. Tuttavia, secondo alcune voci interne, la strategia avrebbe un ulteriore obiettivo: spingere i dipendenti a dimettersi spontaneamente per evitare un’ulteriore ondata di licenziamenti, dopo quella che ha già visto 10.000 lavoratori lasciare l’azienda.

“Da quando lavoriamo insieme almeno tre giorni a settimana, c’è più energia, collaborazione e connessione, e questo è quello che ci hanno detto molti dipendenti”, ha dichiarato il portavoce di Amazon, Brad Glasser. “Continuiamo a cercare un modo per riunire più team negli stessi siti e comunicheremo direttamente con i dipendenti quando prenderemo decisioni che li riguardano”.

L’approccio di Amazon può essere visto come un tentativo di ritorno alla “normalità” post-pandemica. Tuttavia, per molti dipendenti potrebbe rappresentare una sfida in termini di logistica e di bilanciamento tra vita lavorativa e personale. Resta da vedere come questa decisione influenzerà il morale e la produttività dei dipendenti, e come le altre grandi aziende risponderanno a questo cambiamento di rotta.

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