UE e nell’occhio del ciclone mediatico, X (ex Twitter) si confronta con il dilagare delle fake news riguardanti la guerra in Israele contro Hamas, destando interrogativi sulla gestione della verità nell’era digitale.

Nei tempi moderni, l’accesso istantaneo all’informazione ha rivoluzionato il modo in cui percepisce e interagisce con gli eventi globali. Tuttavia, il presente caso evidenzia una questione cruciale: la veridicità delle informazioni condivise su piattaforme di social media come X (ex Twitter).

Linda Yaccarino, amministratore delegato di X, si trova sotto i riflettori poiché la piattaforma è diventata un terreno fertile per le fake news, soprattutto per quanto riguarda il conflitto in corso tra Israele e Hamas. Con post che oscillano tra odio, violenza, e flagrante falsità, X si trova a destreggiarsi tra il garantire la libertà di parola e il prevenire la diffusione di contenuti dannosi e ingannevoli.

Il 10 ottobre, un punto di svolta: il Commissario UE Thierry Breton ha sottolineato in una “lettera urgente” a Elon Musk, le responsabilità di X in termini di moderazione dei contenuti, richiamando l’obbligo di conformarsi al Digital Services Act.

Immagini manipolate di conflitti non correlati e clip prese da videogiochi sono state erroneamente presentate come autentiche, suscitando perplessità e preoccupazioni sulle capacità della piattaforma di distinguere tra fatti reali e contenuti falsi. Il filtro di veridicità sembra essere ulteriormente compromesso quando contenuti provenienti da utenti che pagano una tariffa mensile per un “segno di spunta blu”, ricevono priorità, anche se condividono informazioni fuorvianti e non verificate.

In un periodo in cui i ricercatori di Open Source Intelligence (OSINT) segnalano una sommersione da fake news, la risposta di X viene articolata attraverso misure drammatiche: team che lavorano 24/7, e la rimozione o l’etichettatura di “decine di migliaia di contenuti” e la cancellazione di centinaia di account affiliati a Hamas. Oltre a ciò, Yaccarino afferma che la piattaforma ha generato più di 700 Community Notes, strumenti di fact-checking del sito, e marcato circa 5.000 post con contenuti multimediali con messaggi di chiarimento e correzione.

Ciò nonostante, permangono interrogativi e dubbi. La Yaccarino ha affermato che X non ha ricevuto avvisi da Europol, sottolineando una possibile frattura nella comunicazione e cooperazione tra piattaforme di social media e organizzazioni intergovernative.

La guerra fra Israele e Hamas, dunque, evidenzia non solo un conflitto armato tangibile, ma anche una guerra informativa in cui la verità può diventare la prima vittima.

La storia si evolve e la domanda resta: come possono le piattaforme come X navigare attraverso le acque tumultuose della libertà di espressione e della necessità di moderazione, mantenendo l’equilibrio e la veridicità nell’informazione in tempo reale? E, più pragmaticamente, come possono le organizzazioni governative lavorare insieme a piattaforme digitali per mitigare la marea montante di fake news?

Il contesto richiede uno sguardo critico e un impegno congiunto tra piattaforme tecnologiche e organi di governo, al fine di proteggere non solo gli utenti, ma l’integrità della verità nell’epoca della sua digitalizzazione.

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Team CEOTECH
La tecnologia dovrebbe arricchire la vita delle persone oltre a tutelare il pianeta.