Nonostante le recenti speculazioni, Spotify conferma di non accettare pagamenti in-app tramite l’App Store di Apple, mantenendo la sua posizione contro la controversa “Apple Tax”.

Negli ultimi anni, Spotify è stata una delle voci più critiche contro la cosiddetta “Apple Tax”, la percentuale del 15%-30% sui ricavi in-app che Apple richiede agli sviluppatori per gli acquisti elaborati attraverso l’App Store. Nel 2016, in un atto di sfida, Spotify ha eliminato l’opzione per i potenziali clienti di effettuare acquisti in-app dall’App Store, una mossa mirata a evitare di dover pagare ad Apple la sua parte dei ricavi.

Recentemente, però, ci sono state speculazioni che Spotify potrebbe aver cambiato strategia. Giovedì scorso, le voci di corridoio, alimentate dalla scoperta di alcune stringhe di codice nell’app Spotify che menzionavano gli acquisti in-app, suggerivano che la piattaforma di streaming musicale potesse ricominciare ad accettare abbonamenti tramite l’App Store. Tuttavia, queste ipotesi sono state prontamente smentite da Spotify. Farshad Shadloo, responsabile globale delle comunicazioni aziendali e politiche di Spotify, ha dichiarato a The Verge: “Al momento non abbiamo in programma di attivare gli IAP (pagamenti in-app)”. Ciò implica che gli utenti di iPhone/iPad che desiderano abbonarsi al servizio Premium di Spotify dovranno continuare a farlo tramite il sito web del music streamer.

Dal giugno 2014 al maggio 2016, gli abbonati al livello Premium di Spotify avevano la possibilità di effettuare i pagamenti dell’abbonamento tramite l’App Store. Ma nell’estate del 2016, Spotify ha interrotto questa pratica. Gli abbonati interessati hanno ricevuto un’e-mail che spiegava: “Ti stiamo contattando perché quando ti sei iscritto a Spotify Premium hai utilizzato il servizio di fatturazione di Apple per abbonarti. Purtroppo non accettiamo più questo metodo di fatturazione come forma di pagamento”. Per coloro che avevano sottoscritto il livello Premium tramite il sistema di pagamento in-app di Apple, i loro account sono automaticamente passati al livello gratuito con supporto pubblicitario, a meno che non avessero cambiato a un metodo di pagamento approvato da Spotify.

Nel 2019, dopo che Spotify aveva portato la questione della “Apple Tax” all’attenzione dell’Unione Europea, Apple ha risposto affermando che avrebbe applicato un taglio del 15% solo a 680.000 abbonati premium di Spotify. Questi erano gli abbonati che Spotify aveva mantenuto dopo aver effettuato il passaggio da un abbonamento gratuito supportato da annunci al servizio premium utilizzando il sistema di pagamento in-app di Apple.

Nello stesso anno, l’amministratore delegato di Spotify, Daniel Elk, ha denunciato il mancato invio da parte di Apple di e-mail importanti per gli abbonati a Spotify che si erano abbonati tramite il sito web di Spotify anziché tramite l’App Store. Ha anche lamentato che a questi membri di Spotify non fosse consentito di aggiornare la loro app Spotify. Apple ha negato entrambe le affermazioni.

Oggi, a distanza di oltre quattro anni, la situazione non sembra essere cambiata. Spotify continua a resistere all’Apple Tax, indirizzando gli abbonati lontano dalla piattaforma in-app di Apple, allo scopo di trattenere il 100% dei ricavi generati dagli utenti di iPhone e iPad.

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Carolina Napolano
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