Meta affronta un’immensa rete di propaganda cinese su diverse Facebook e Instagram, sottolineando la crescente preoccupazione per la disinformazione in un’era iperconnessa.

I social network sono diventati la piazza digitale per eccellenza, luoghi dove si incontrano e scontrano idee, opinioni e culture. Con miliardi di utenti attivi ogni giorno, rappresentano una piattaforma ineguagliabile per la diffusione delle informazioni. Ma questa immensa potenza di connessione non è esente da abusi. Gruppi organizzati hanno riconosciuto nel vasto panorama dei social media l’opportunità perfetta per propagare ideologie e disinformazione. Questa tendenza ha portato giganti come Meta e Google a un impegno costante nel monitoraggio e nella lotta contro la propaganda.

Il caso più recente vede protagonista Meta, l’azienda madre di Facebook e Instagram, che ha annunciato di aver smantellato una massiccia rete di propaganda proveniente dalla Cina. Le cifre sono impressionanti: 9.000 account, pagine e gruppi sono stati eliminati, coinvolgendo circa 560.000 utenti. Questa rete non si limitava a Facebook e Instagram, ma si estendeva su oltre 50 diverse piattaforme, tra cui YouTube, TikTok, Reddit e Twitter.

Il focus di questa propaganda era vasto: mirava a diverse regioni geografiche, come Taiwan, Stati Uniti, Australia, Regno Unito, Giappone, e a un pubblico globale di lingua cinese. L’approfondita indagine di Meta ha rivelato che gran parte dell’attività proveniva da spazi condivisi in Cina, molto probabilmente uffici, seguendo un ritmo di lavoro ben preciso, con picchi di attività al mattino e al pomeriggio, intervallati da pause pranzo, in linea con gli orari di Pechino.

La natura dei contenuti pubblicati era prevalentemente favorevole alla Cina, spesso in contrasto con le opinioni e le politiche occidentali. Uno degli esempi più gravi è stato il tentativo di diffondere un falso studio scientifico che suggeriva che il Covid-19 avesse avuto origine negli Stati Uniti, piuttosto che in Cina. Nonostante il vasto pubblico raggiunto, fortunatamente queste false narrazioni hanno avuto difficoltà a rompere le barriere della loro “camera d’eco”.

Il fenomeno della propaganda sui social non è nuovo. Già in precedenza, piattaforme come Facebook e Twitter hanno affrontato e bandito campagne di disinformazione, come quelle provenienti da media russi. Ma la vastità e la complessità di questa recente rete cinese sottolinea quanto sia cruciale per le aziende tecnologiche rimanere vigili.

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