Se avete letto il titolo dell’articolo, vi starete chiedendo “Perché mai dovrei acquistare un Mac di 4 anni fa?” Ora vi do le mie motivazioni.

I computer di Cupertino durano parecchio tempo. C’è chi ancora utilizza l’iconico MacBook con chassis bianco, ovviamente senza possibilità di aggiornamenti, ma comunque consapevole di avere tra le mani un computer sicuro e affidabile per lavori base.

Se avete bisogno di rinnovare il vostro computer portatile e volete restare nel mondo MacBook, credo che valutare un Pro del 2016 sia un’ottima soluzione, soprattutto in termini economici.

Tutte le novità rispetto ai modelli precedenti

Il MacBook Pro 2016 è stato il secondo portatile Apple ad avere solo porte Thunderbolt 3 (USB tipo C) e il logo della mela non più retroilluminato, ripescando il design del MacBook 12″ del 2015.

La vera novità, mai vista su un personal computer, è stata sicuramente la Touch Bar. Per chi ancora non sapesse cos’è, ve lo spiego subito: si tratta di un piccolo display Retina touchscreen, posizionato sulla parte alta della tastiera e che sostituisce la linea dei tasti funzione (F1…F12) che siamo abituati a vedere in tutti i computer.

La Touch Bar è una vera rivoluzione nel mondo dei notebook, perché permette agli utenti Mac di eseguire una serie di operazioni senza dover spostare il mouse o eseguire lunghi passaggi. Con essa, bastano pochi tocchi per poter rispondere alle telefonate, regolare la formattazione del testo in programmi di scrittura come Pages o Word, scorrere la timeline in Final Cut Pro X o l’anteprima delle foto ed inserire le emoticon dei social network nelle applicazioni come Messaggi e Mail, perché sulla Touch Bar verranno ogni volta mostrate le funzioni più attinenti per l’app o l’attività che stiamo svolgendo con il Mac.

Sarò sincero con voi: quando la presentarono ero molto scettico sulla reale utilità di questa novità, molto bella da vedere, ma anche una delle cause dell’aumento del prezzo di acquisto. Dopo un po’ di pratica e di utilizzo, posso tranquillamente dire che è una di quei “plus” che quando ce l’hai e ti abitui ad usarla, la vorresti ovunque. E’ oggettivamente comoda, restituisce un’esperienza d’uso unica, permette di usufruire di diverse scorciatoie, in base all’applicazione sulla quale si sta lavorando e dei suggerimenti predittivi durante la scrittura proprio come su iPhone.

Totalmente personalizzabile, tramite il menu delle preferenze di sistema, è davvero favolosa, anche se sui modelli dal 2016 al 2019 presenta il tasto ESC solo in formato virtuale, non una scelta comoda in caso di necessità di ripristino e soprattutto nell’uso quotidiano, perché si rischia spesso di pigiarlo involontariamente. Fortunatamente sui modelli 2020 attualmente in commercio sul sito Apple, è stato reintegrato il tasto fisico.

Integrato alla Touch Bar, troviamo per la prima volta il tasto del touch ID, comodo per accedere alle password salvate sul portachiavi iCloud e avviare il MacBook dopo lo stand-by.

Le dimensioni del Pro 2016 sono davvero compatte: 304 x 212 x 15 mm, per un peso di circa 1370 gr, non proprio un fuscello, se comparato ad alcuni modelli della concorrenza e al MacBook Air di Apple, ma accettabili se pensiamo ai materiali costruttivi con i quali è realizzato come, ad esempio, l’alluminio, che ci permettono comunque di avere tra le mani un dispositivo maneggevole, robusto e da portare facilmente insieme a noi.

Il MacBook Pro 2016 è dotato di 4 porte Thunderbolt 3 (USB tipo C). Nel modello attualmente in commercio, la versione base è dotata di solamente 2 porte. Averne 4 è veramente un vantaggio, e vi spiego subito il perché.

Le porte Thunderbolt 3, la cui forma è la stessa delle porte USB di tipo C, hanno molteplici utilizzi:

  • ricarica del dispositivo
  • scambio dati ultra veloce
  • collegamento di monitor esterni

Anche se il futuro avanza velocemente, non siamo ancora pronti per un mondo di sole porte USB-C e averne 4 a disposizione su un modello entry level è davvero un valore aggiunto.

Le porte sono collocate su entrambi i lati, con la parte destra provvista anche di ingresso jack audio 3,5 mm, e sono molto ravvicinate; è decisamente un vantaggio che siano distribuite sui 2 lati del portatile, in quanto se le avessimo solo da un lato, per utilizzare più periferiche saremmo un po’ in difficoltà, non potendo collegarle contemporaneamente per oggettivi limiti di spazio. Considerando anche il fatto che le periferiche comuni o più datate sono di tipo A e non C, dobbiamo convivere con adattatori e hub per tutta la giornata. Poter collegare un hub sul lato sinistro e il cavo di ricarica sul lato destro, vi posso garantire che è un punto da non sottovalutare affatto.

Un suggerimento da Doctor Apple: nonostante sembrino uguali, vi consiglio di utilizzare il lato sinistro delle porte Thunderbolt 3 per collegare periferiche di trasferimento dati, e il lato destro per la ricarica, in quanto meno veloce rispetto al lato opposto, ideale per un minor stress della batteria.

Batteria e Ricarica del dispositivo

Il MacBook Pro 2016 si ricarica tramite cavo USB-C e caricatore dedicato da 61W con attacco CE da muro; in confezione non troveremo più il doppio attacco (corto o con prolunga) alla quale eravamo abituati. Questo si traduce in un fattore da non trascurare durante l’utilizzo, almeno per me, dovendoci sedere nelle vicinanze di una presa di corrente, dato che il cavo è lungo appena 2 metri.

In questo MacBook avverto soprattutto la mancanza del mitico MagSafe: il cavo magnetico di Apple era secondo me quel valore aggiunto che ti faceva innamorare di un personal computer Designed In Cupertino. Il MagSafe  che ci permetteva tramite apposito LED di sapere quando la batteria era completamente carica, ma soprattutto salvaguardava la vita del nostro prezioso aiutante da incidenti involontari, visto che si staccava non appena veniva tirato, è una rinuncia che faccio fatica a comprendere e ad accettare. Se ci aggiungiamo anche il fatto che non possiamo sapere con esattezza quando il Mac è completamente carico, se spento e chiuso, questo sistema di ricarica proprio non mi va giù. Capisco il voler ridurre le dimensioni del computer il più possibile, ma una soluzione migliore da Apple me la sarei aspettata. Per la cronaca: il MacBook Pro 2016, se messo sotto carica da spento, emetterà il classico suono Apple di avvenuta ricarica per informarci della corretta operazione, che impiegherà circa 2 ore per ricaricarlo dal 20-30% al 100%.

La batteria, da 54.5 Wh, è forse la nota veramente dolente di questo modello e mi sarei aspettato molta più autonomia, rispetto al suo predecessore in casa mia (un MacBook Air 2014). Questo Pro 2016 consuma parecchia batteria e per effettuare un’intera giornata di lavoro, siamo costretti a ricaricarlo almeno 1 volta, cosa che non avveniva con l’Air. Sarà forse colpa della Touch Bar? Non saprei, onestamente; ho cercato un po’ di pareri in rete e non ci sono dati certi, ma sicuramente la mia esperienza su questo modello per la durata della batteria non è all’altezza delle aspettative.

Estetica e dettagli di utilizzo

Dal punto di vista puramente estetico, si perde la famosa e iconica Mela Morsicata che si illumina all’accensione, sostituita da una mela lucida su chassis satinato di pregevole fattura. Ovviamente la mela è stata tolta per consentire di avere un display ultra piatto di tipo Retina, da 13,3″ (2560×1600), il migliore nella sua categoria, che ci restituisce un’esperienza d’uso davvero impareggiabile.

Mi è piaciuta parecchio la cerniera di apertura, il suo essere incassata dentro lo spessore del telaio. È un dettaglio estetico importante che ha ripercussioni pratiche sulla distanza tra schermo e tastiera. L’accensione del computer avviene semplicemente alzando lo schermo ed aspettando quei pochi secondi prima di sentire il classico suono di avvio.

La comodità dei portatili passa proprio dall’equilibro tra tastiera, poggiapolsi e schermo. Il design rispetto al passato è stato completamente rivisto; in questo primo modello con Touch Bar, troveremo infatti una nuova tastiera, un touchpad più grande e quindi poggipolsi più piccoli, ma la stessa comodità di sempre.

La tastiera di questo modello usa il contestatissimo sistema a farfalla visto su Macbook, ma sfrutta il telaio più alto e corposo per rispondere con un feedback molto diverso da quello del 12 pollici. Basato su un rivoluzionario sistema di digitazione, si hanno i vantaggi del meccanismo più banale (tasti larghi = meno possibilità di errore) in uno spazio davvero ridotto ai minimi storici.

Purtroppo tutti sappiamo quanto sia delicato questo sistema e quanti problemi abbia dato, specie se si utilizza davvero molto il MacBook all’aperto o in viaggio; il ritorno nel modello 2020 al classico sistema a forbice, suona un po’ come una sconfitta, ma se deciderete di seguire i miei consigli, e manterrete pulita la tastiera dopo ogni utilizzo, credo che vi potrete ritenere davvero soddisfatti nel digitare su questi tasti.

Il touchpad con force touch è talmente grande da rendere superflua ogni descrizione. Basta guardare le immagini per farsi un’idea di cosa è. Apple ha inserito una sorta di palm reject software per evitare che si possa sfiorare accidentalmente il trackpad e posso dire che funziona dannatamente bene, essendo comodo, liscio e reattivo.

Il nuovo impianto audio con altoparlanti laterali è particolarmente corposo, perché sfrutta tutti i buchi del telaio per far uscire il suono, ideale al punto da poterlo usare come monitor per montaggi o mixaggi in mobilità.

Conclusioni

Se volete, pertanto, aggiornare il vostro computer portatile di casa, passando come ho fatto io da un MacBook Air 2014 ad un MacBook Pro 2016, non indugiate ulteriormente. Se riuscirete ad accaparrarvene un modello con processore da 2,9 Ghz i5 dual-core, 8GB di RAM e 256GB di archiviazione SSD, resterete pienamente soddisfatti.

In commercio ora troviamo il modello 2020 entry level a € 1.529,00, ma con meno di 1.000 € potremo trovare questa macchina di cui vi ho appena parlato, sia su eBay che su siti di computer ricondizionati e rigenerati, che ci regalerà diversi anni di uso intenso e soddisfacente.

PROCONTRO
Display Retina: il migliore in circolazioneDurata della batteria al di sotto delle aspettative
TouchBar: averla è un valore aggiuntoCavo di ricarica corto e senza LED di stato
4 porte Thunderbolt 3, anziché 2 del modello 2020Sono necessari HUB e adattatori
Tastiera con meccanismo a farfalla: comoda da usareTastiera con meccanismo a farfalla: delicata
Prezzo dell’usato e dei ricondizionati ottimo
Leggero e compatto rispetto ad altri modelli
Comparto hardware valido tuttora
TouchPad davvero grande e comodo
Comparto audio migliorato
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Marco Cereseto
Sono stato “folgorato” dai prodotti Apple nel 2010 con iPhone 3GS, anche se il primo vero prodotto fu iPod nano. Poi da lì ho iniziato ad appassionarmi sempre di più ai prodotti e alla filosofia di Cupertino, fino a diventare esperto di ogni trucco e segreto.