Oggi parliamo di un prodotto molto interessante.

Hasselblad X1D II 50C

L’ingombro è inferiore a quello della maggior parte delle reflex pro e semi-pro mentre la qualità delle immagini è, a dir poco, sbalorditiva. Anche il prezzo non è proprio per tutti ma c’è già chi sostiene che potrebbe essere l’investimento definitivo.

Dopo aver passato un periodo nell’ombra, Hasselblad, in cui si è concentrata quasi esclusivamente su fotocamere medio formato di altissimo profilo, è tornata alla carica nel 2016 con il lancio della prima mirrorless medio formato, la X1D. A distanza di quattro anni però la situazione in questo settore di mercato è cambiata e Hasselblad ha un competitor importante con cui deve scontrarsi. Sto parlando di Fujifilm e della sua serie GFX, con cui l’azienda giapponese ha già toccato i 100 milioni di pixel.

Ma se da una parte Fujifilm lavora su più modelli e più fasce di prezzo, Hasselblad mantiene il focus solo su X1D, aggiornata di recente alla versione Mark II. Ci si aspettava tanto dalla seconda generazione di questa fotocamera made in Sweden, come ad esempio un più alto numero di megapixel sul sensore ma, invece, le modifiche hanno riguardato più che altro aspetti pratici, per migliorarne l’usabilità. Ve lo dico subito, il sensore è lo stesso della prima versione, un CMOS medio formato da 50 milioni di pixel.

Design & Materiali:

Sull’aspetto estetico e di design le novità non sono tante, ma è giusto così vista la base di partenza già ottima. Il corpo di X1D è stato sicuramente uno dei più azzeccati degli ultimi anni e la seconda versione si conferma tale. Siamo davanti ad una fotocamera, ma al tempo stesso anche ad un pezzo di design.

Appena presa in mano, si nota subito quanto la nuova Hasselblad X1D II sia stata studiata in ogni minimo dettaglio, per diventare una naturale estensione delle mani del fotografo. L’impugnatura è strutturata per offrire una presa solida e comoda, ma soprattutto per raggiungere le ghiere senza dover spostare la mano. L’indice cade perfettamente sulla ghiera anteriore e il pollice su quella posteriore.

Il profilo superiore, caratterizzato dal bellissimo pulsante di scatto arancione, rappresenta alla perfezione il concetto di minimalismo: meno è meglio. Ci sono solo altri tre tasti, uno per l’accensione della fotocamera, uno per passare da AF a MF e uno per la gestione degli ISO. A completare gli elementi nella parte superiore la classica ghiera della modalità di esposizione. Guardando poi la parte frontale c’è ben poco da dire, se non che, una volta levata l’ottica, si può ammirare l’enorme sensore medio formato e che c’è un pulsante a cui assegnare impostazioni personalizzate.

Anche osservando il dorso di questa mirrorless si nota la semplicità del suo design: l’ampio display LCD si divide la scena con il mirino elettronico. Al lato del touch-screen da 3,6” ci sono cinque tasti fisici con i comandi di utilizzo più frequente, mentre sulla destra del mirino ci sono quelli per il blocco dell’esposizione (AE-L) e per l’avvio della messa a fuoco (AF-D).

Come nella prima versione la batteria è nascosta nel fondello, senza nessuno sportello, ma con una guarnizione che ne garantisce l’impermeabilità.

Se sul lato dell’impugnatura non troviamo nessun elemento, dall’altra parte ci sono due sportelli: quello più in alto caratterizzato dalla H di Hasselblad tiene al sicuro i due slot per schede di memoria SD. Dietro l’altro, invece, troviamo un’interfaccia USB-C e i jack per cuffie e microfono.

Attraverso la porta USB-C possiamo ricaricare la batteria di X1D II, collegare un computer o un iPad Pro per scattare in tethering o semplicemente scaricare le fotografie appena realizzate.

Senza troppi giri di parole, dal punto di vista costruttivo, trovo la Hasselblad X1D II una delle migliori fotocamere in circolazione. Il corpo nasce da un unico blocco di alluminio lavorato con cura in ogni suo dettaglio. E se dell’impugnatura vi ho già detto, non mi sono ancora soffermato sui tasti presenti sul corpo, che anche se potrebbero sembrare piccoli offrono un feedback eccellente quando premuti. Questa mirrorless medio-formato non tradisce le aspettative sull’estetica e sulla sua struttura, ma è anche ciò che ci si aspetta da un marchio come quello svedese. E, infatti, se confrontata con la sua più diretta concorrente, Fujifilm GFX 50R, non c’è partita. La differenza di prezzo è dovuta anche a questi aspetti strutturali.

Utilizzo:

Il primo impatto nell’utilizzo di X1D II è stato estremamente positivo, soprattutto per via del nuovo pannello touch-screen di cui è dotata. Se l’interfaccia formalmente non è cambiata molto, quello su cui si è lavorato in Svezia è la praticità d’uso della fotocamera. E anche in questo caso si è puntato sul limitare all’essenziale il menu che, infatti, risulta semplice e davvero intuitivo. Per tutti noi che siamo abituati ad avere uno smartphone costantemente in mano non sarà un problema navigare nel menu di X1D II. Si può anche modificare la disposizione delle icone sul display, proprio come su uno smartphone, basta tenere premuto a lungo sull’icona che vogliamo spostare e trascinarla dove ci fa più comodo.

È semplice, pulito ed elegante, non ha nulla che distragga dal fare fotografia.

E se questa facilità di utilizzo è accompagnata da una grande reattività, non posso dire lo stesso nel momento in cui si inizia a scattare. Appena si preme fino a metà corsa il pulsante di scatto si avvia il LiveView nel display, che ovviamente passa al mirino elettronico quando si porta la X1D II all’occhio. Se quindi la fotocamera non è già impugnata c’è questa attivazione del display che rallenta subito l’azione di scatto. Preferirei che l’opzione del LiveView non fosse attivata di default ma cercando meglio nelle impostazione, anche se difficile da trovare, si riesce a disattivare questa funzione.

Sicuramente è stata velocizzata anche da questo punto di vista, ma c’è ancora un notevole ritardo tra la pressione del pulsante di scatto e l’effettivo movimento dell’otturatore. Otturatore che, come da tradizione, si trova in ogni singola ottica XCD e non nel corpo macchina. Ho riscontrato anche un leggero blackout subito dopo lo scatto.

L’attenzione ad un design pulito si scontra con alcune caratteristiche secondo me fondamentali in una fotocamera di questa fascia. Non c’è, ad esempio, un joystick da cui poter controllare con facilità il punto di messa a fuoco e per farlo dobbiamo sfruttare il display muovendo il dito su di esso. Si tratta di un espediente già utilizzato anche da altri produttori, però solo su fotocamere di fascia media.

Grazie ai miei amici di Heroestudio di Modena ho cercato di portarvi nozioni molto più professionali che ci danno delucidazioni se questa questa macchina fotografica è in grado di sopportare lo stress di una sessione in studio.

Ma detto questo non vi resta che guardare il video e ricordarvi di lasciare un bel mi piace, iscrivervi al canale e attivare l’apposita campanellina per rimanere aggiornati su tutti i miei prossimi video!

Buona Visione!!!

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Alex Cambi
Si parla sempre di come la tecnologia ci rende migliori ma mai di quale lo possa fare davvero. Io cercherò nei miei video di aiutare nell'acquisto tutte quelle persone che non sanno ancora cosa vogliono ma lo vogliono!