Gli hacker russi non hanno apprezzato il tentativo dell’Unione Europea di isolare il loro Paese. Il Parlamento Europeo ha subito un attacco informatico di tipo DDOS al suo sito web poco dopo un voto anti-Cremlino tra gli eurodeputati. Il collettivo Killnet, sempre più presente nei media, ha rivendicato la responsabilità dell’operazione.

Mercoledì 23 novembre si è svolta un’importante votazione al Parlamento Europeo. Il testo presentato ai deputati chiede di “isolare ulteriormente la Russia a livello internazionale, in particolare per quanto riguarda la sua appartenenza a organizzazioni e organismi internazionali come il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. La bozza è ovviamente una risposta al conflitto tra il Cremlino e l’Ucraina, ma anche alle ripetute minacce di quest’ultima contro gli Stati membri.

Mentre gli eurodeputati volevano condannare l’aggressività della Russia nei confronti delle Nazioni Unite, un collettivo di hacker ha ironicamente dato loro qualche spunto di riflessione. Poco dopo che il Parlamento ha ufficialmente etichettato il Paese come “sponsor del terrorismo”, il sito web ufficiale dell’istituzione ha subito un massiccio attacco DDoS che lo ha reso temporaneamente inaccessibile. Poche ore dopo, l’attacco è stato rivendicato dal gruppo di hacker russi Killnet, ha dichiarato Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo.

Non è la prima volta che Killnet fa notizia attaccando le istituzioni europee. All’inizio dell’anno, il gruppo ha attaccato i siti web del Parlamento Italiano, dell’esercito e dell’Istituto Superiore di Sanità, attirando persino l’attenzione di Anonymous, che a maggio gli ha dichiarato apertamente guerra. Anche alcune organizzazioni, in particolare quelle aeronautiche, sono state vittime delle azioni di Killnet.

Il testo approvato dal Parlamento afferma, tra l’altro, che “i contatti dell’UE con i funzionari russi dovrebbero essere limitati al minimo indispensabile e le istituzioni affiliate allo Stato russo nell’UE che diffondono propaganda nel mondo dovrebbero essere chiuse e vietate”.

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