Un duro colpo per la crescita dell’intelligenza artificiale cinese: le nuove sanzioni ostacolano l’acquisto di chip AI e mirano a proteggere gli interessi strategici americani.

Il panorama geopolitico si intensifica ulteriormente con l’annuncio del governo statunitense di una serie di stringenti sanzioni nei confronti della Cina. La mossa proibisce al gigante asiatico l’acquisto di tutti i chip AI essenziali per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Il Dipartimento del Commercio USA ha precisato che le nuove norme avranno effetto entro 30 giorni. Ma quale azienda risente maggiormente di queste nuove misure? La risposta è NVIDIA. Con la nuova regolamentazione, alla celebre azienda di chip è interdetta la vendita di qualsiasi chip pensato esclusivamente per la Cina.

È noto che, in seguito alle sanzioni precedenti, NVIDIA ha cessato la vendita del suo chip AI di punta, l’H100. Ma ciò non ha fermato l’azienda dal cercare alternative: ha infatti creato i chip H800 e A800, dispositivi meno performanti, ma che avrebbero potuto permettere alla Cina di continuare il suo percorso nell’IA.

Le motivazioni dietro queste sanzioni sono state esplicitate da Gina Raimondo, a capo del Dipartimento del Commercio. L’obiettivo dichiarato è di preservare la sicurezza nazionale americana e gli interessi predominanti del Paese. Questi aggiornamenti nelle sanzioni sono stati appositamente ideati per limitare l’accesso alla potenza di calcolo, minando in modo tangibile lo sviluppo dell’IA e delle potenziali armi da parte della Cina.

Oltre a NVIDIA, anche AMD è stata coinvolta, e c’è il sospetto che Intel possa essere la prossima a dover rivisitare le proprie strategie di esportazione di chip in Cina. Una mossa che estende la sua portata anche ad altre nazioni: i chip AI ora non possono essere esportati nemmeno in Russia e Iran. La preoccupazione è che questi Paesi potrebbero servire da intermediari per la Cina, agevolando il contrabbando di chip e altri componenti sottoposti a sanzione.

Un’altra mossa significativa riguarda le aziende che progettano chip direttamente in Cina: ora è loro proibito l’utilizzo di tecnologie americane nei loro dispositivi. E gli Stati Uniti non sembrano fermarsi qui: sono in cantiere ulteriori sanzioni per limitare l’accesso cinese ai chip destinati ai centri dati ad alte prestazioni.

Di fronte a queste stringenti restrizioni, la Cina ha espresso la sua posizione. Un portavoce dell’ambasciata cinese negli Stati Uniti ha sottolineato l’opposizione ferma del Paese alle nuove misure, denunciando una possibile violazione dei principi dell’economia di mercato e della concorrenza leale, mettendo in pericolo l’ordine economico globale.

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