Di fronte alle sanzioni USA, aziende Taiwanese sostengono Huawei nella costruzione di fabbriche di chip, inserendosi in un contesto delicato di tensioni internazionali.

La geopolitica e la tecnologia, in un’epoca dominata dalla globalizzazione e dalla crescente rivalità tra le superpotenze, spesso si intrecciano in modi complessi. E l’ultimo capitolo di questa intricata storia riguarda Huawei e il suo tentativo di aggirare le sanzioni statunitensi, con l’aiuto di alcune aziende taiwanesi.

Dopo che le sanzioni americane hanno precluso a Huawei la possibilità di collaborare con diverse aziende occidentali, o con quelle che operano con tecnologie brevettate negli USA, pare che l’azienda cinese abbia trovato nuovi partner nella nazione insulare di Taiwan. Secondo una recente inchiesta condotta da Bloomberg, numerose società tecnologiche taiwanesi stanno fornendo assistenza a Huawei per allestire le sue fabbriche di chip in Cina meridionale.

L’esempio più emblematico di questa collaborazione si trova a Shenzhen, dove l’assemblaggio di una fabbrica ha avuto inizio nell’agosto di quest’anno, evidentemente con il supporto di esperti taiwanesi.

Taiwan, patria di TSMC, il gigante mondiale della produzione di chip, ospita una miriade di aziende altamente specializzate nel settore. Queste aziende, seppur meno note rispetto a TSMC, giocano ruoli cruciali nel complesso processo di produzione dei microchip. E ora, pare che alcune di esse siano direttamente coinvolte nel fornire know-how e supporto tecnico a Huawei.

Fra le aziende taiwanesi citate nella reportistica di Bloomberg figurano la filiale cinese di L&K Eng., Cica-Huntek Chemical Technology, la filiale cinese di United Integrated Services Co. e altre piccole imprese. La domanda che ora preoccupa gli Stati Uniti è: queste società stanno aiutando Huawei a violare le sanzioni?

Nonostante il carattere privato delle operazioni tra Huawei e queste aziende, emerge la preoccupazione se la tecnologia approvata dagli USA venga o meno condivisa con la Big Tech cinese. Per esempio, una delle aziende menzionate detiene una notevole esperienza nella tecnologia di gestione delle acque reflue, una competenza chiave nella produzione di chip.

Mentre le acque si agitano in questo scenario di alta tecnologia, né Huawei né le aziende taiwanesi quotate in borsa hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito.

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Carolina Napolano
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