Si parla spesso di single player e di next-gen, soprattutto ora che sono quasi passati 2 anni dall’uscita di PlayStation 5 e XBOX Serie X/S. Tuttavia, videogame che si possano definire next-gen, al momento, ce ne sono davvero pochi.

Dalle premesse iniziali, Forspoken aveva tutte le carte in regola per esserlo.

Originariamente annunciato nel giugno 2020 con il nome di Project Athia, questo gioco di ruolo d’azione open world segna la nascita di una nuova IP per Square Enix, nonché la pubblicazione del primo gioco completo per Luminous Productions, uno studio interno di Square Enix fondato nel 2018 da ex membri del team che lavorò a Final Fantasy XV.

Nonostante una pubblicazione prevista per il 24 gennaio su PlayStation 5 e PC, l’opera di Luminous è riuscita a far discutere abbondantemente a causa di una demo accolta con scarso entusiasmo da buona parte della comunità dei videogiocatori e per dei requisiti PC estremamente impegnativi a fronte di un impatto visivo ritenuto non esattamente stupefacente.

Il titolo è stato acquistato da me, pertanto non ho beneficiato di codici promozionali da parte di editori.

Trama

La trama è incentrata su “Il viaggio di Frey”: Frey Holland è una ragazza newyorkese orfana e indipendente, dalla fedina penale non immacolata, che dopo alcune disavventure iniziali si imbatte casualmente in un bracciale senziente di nome Cuff, che la distoglie dal commettere un gesto estremo. L’incontro è il preludio a un viaggio extra dimensionale che la porta da New York ad Athia (nome originale del videogioco, ndr), un mondo dal panorama mozzafiato, ma con oscuri segreti.

Muovendo i primi passi su Athia, Frey scopre che, tutto d’un tratto, possiede la capacità di lanciare potenti incantesimi e sfruttare la magia per esplorare agilmente la nuova estesa terra che le si para innanzi. Seguendo un po’ il suo istinto e un po’ le indicazioni di Cuff, Frey raggiunge Cipal, l’ultimo baluardo di un’umanità priva di speranze, tipicamente di stampo tardo medioevale.

Tra pregiudizi, sguardi freddi e varie vicissitudini, scopre che un tempo Athia prosperava sotto la guida delle Tantha, quattro sacerdotesse benevole, finché una catastrofe denominata come “La Rovina” non corruppe tutto quanto, trasformando gli animali in bestie deturpate, gli uomini in simil-zombie e le quattro regioni in domini del terrore controllati da ciascuna Tantha, oramai in preda alla follia pura.

È in questo contesto fantasy colmo di minacce più o meno velate e segreti che Frey si ritrova a vestire i panni della salvatrice, nonostante l’iniziale riluttanza ad accettare un ruolo in cui non si sente a suo agio.

Immune agli effetti della Corruzione, in cerca di risposte e di un modo per lasciare Athia, la ragazza in sneakers, jeans e maglietta intraprende un cammino attraverso la corruzione che, una regione alla volta, la porterà ad affrontare le numerose minacce di cui sono disseminati i quattro regni che formano Athia, nonché le potenti Tantha.

Gameplay

Le fasi iniziali di gioco sono un lento e duraturo tutorial, che porta via all’incirca 5/6 ore di gioco, praticamente 1/4 della durata totale della main quest (che si può chiudere in una ventina di ore).

All’interno delle mura di Cipal, il gioco scorre lento, tra dialoghi talvolta superflui e missioni secondarie troppo leggere e noiose, come seguire i gatti per trovare oggetti perduti o fare un giro turistico del borgo per scoprire cosa pensa la gente dei recenti avvenimenti.

Quello che fa rabbia è vedere, in una console di nuova generazione, un videogame che non permette di muoversi liberamente quando si dialoga con il proprio bracciale o che fa diventare lo schermo nero prima di far partire una cut scene o un semplice dialogo con un NPC.

Fuori dalle mura di Cipal invece, si ha la netta sensazione che si poteva avere di più da questo titolo, anche se non mancano anche qui i difetti.

Il combat system è efficace e divertente, anche se a volte può generare crampi al dito con cui si preme il tasto R2.

Peccato che i 4 poteri a disposizione di Frey diventino sbloccabili solamente con la progressione della main quest, permettendoci di godere a pieno delle potenzialità della protagonista esclusivamente verso la fine della storia.

Anche l’idea di spostarsi all’interno dell’estesa mappa tramite il parkour è geniale: tra corse ad alta velocità, balzi prodigiosi e free climbing tanto estremo quanto rapido, Frey può scalare agilmente ogni ostacolo e compiere acrobazie che vanno ben al di là dei limiti umani. Purtroppo alcune opzioni vanno di pari passo con i poteri di attacco, pertanto non li avremo subito.

I nemici che si affrontano possono essere immuni ad uno o più poteri elementali, costringendoci talvolta ad abbandonare lo scontro per ritornarci successivamente oppure a trovare un’altra strategia di combattimento.

Il menu di progressione degli oggetti è complicato, soprattutto all’inizio e bisogna ritornare più volte nei vari rifugi per aumentare la potenza del mantello e della collana equipaggiata, prima di capire quale sia il set-up migliore per noi.

Frey inoltre può equipaggiare anche delle tipologie differenti di smalto per unghie, per aumentare il proprio potenziale di combattimento.

Il sistema di progressione delle singole abilità dei poteri invece è molto facile: basta raccogliere in giro per la mappa il mana che esce dal terreno, per avere la quantità sufficiente di energia in grado di aumentare velocemente il singolo potere elementale.

I primi nemici sono degli sparring partner perfetti per fare pratica con l’azione estremamente dinamica, diciamo pure vorticosa in virtù della necessità di combinare le magie e il parkour. Durante gli scontri Frey deve muoversi continuamente senza mai perdere di vista le minacce, schivare i colpi in arrivo e sfruttare la sua agilità per eludere le difese degli avversari, uno o tanti che siano, ma anche scegliere in tempo reale gli incantesimi in base alle esigenze: se ne possono equipaggiare soltanto uno di Supporto e uno d’Attacco, ma questo non rappresenta un problema. Tenendo premuto L1 o R1 si attiva infatti una sorta di bullet time, non infinito ma sufficiente a dare il tempo di selezionare un’altra magia da uno dei due menu a ruota specifici. All’inizio il processo risulta macchinoso, ma con l’abitudine e la pratica lo si padroneggia facilmente.

Le cose si fanno più complicate, ma anche stimolanti quando, a tutto ciò, s’aggiunge l’alternanza dei set a seconda delle diverse resistenze dei nemici (sul pad basta premere le freccette direzionali destre/sinistra per passare all’istante da un set all’altro).

Ogni combattimento è un trionfo di effetti particellari e magie scenografiche come colonne di fuoco o vortici d’acqua, l’azione non-stop ne aumenta la spettacolarità e non c’è mai tempo per annoiarsi.

I veri problemi di Athia

I due aspetti migliori del gioco, il parkour magico e il combat system, si ritrovano incastrati in un open world di vecchia (quasi ventennale) concezione ed è questo il grande problema di Forspoken. Le regioni di Athia sono intriganti da esplorare a tutta velocità per gustarsi le magiche evoluzioni di parkour, tuttavia dopo l’entusiasmo iniziale, l’esperienza finisce col risentire del peso di una struttura già vista e rivista innumerevoli volte.

I tanti punti d’interesse conducono spesso ad altri combattimenti perciò, al di là degli scrigni da aprire completando un banale puzzle, la varietà di situazioni ne risente.

Stessi problemi di déjà-vu si riscontrano nei Labirinti Sigillati e gli Abissi della Corruzione, luoghi corrotti simili a piccoli dungeon dove ci attendono un mini boss e dei premi migliori, così come per i Bastioni, le porte d’ingresso ai castelli delle Tantha.

Sebbene avanzando nella storia qualche tentativo di variare il gameplay si intraveda e gli scontri siano sempre divertenti, le attività secondarie ben presto diventano ripetitive. Le uniche che stimolano davvero la curiosità sono le Fontane Benedette, ma soltanto perché sono l’unico modo per ottenere altre abilità legate al parkour.

In tanti anni di vita da videogiocatore, non mi sono mai trovato di fronte ad un gioco dove ho tralasciato volutamente le missioni secondarie per concludere il prima possibile la main quest.

Se vogliamo poi girare il coltello nella piaga, i vari rifugi sparsi qua e là nella mappa di gioco, utili per riposarsi riacquistando nuovamente le proprie energie e potenziare il nostro equipaggiamento, sono tutti fatti a fotocopia: una sorta di cottage, con un ingresso a sinistra, il banco di modifica frontale all’ingresso, un tavolo sulla destra con alcuni oggetti utili, una libreria a sinistra dalla quale poter prendere un libro utile per sbloccare sfide che migliorano i poteri e un letto per riposare. Fine. Non pretendo i dettagli visti in Hogwarts Legacy, ma un minimo di diversità non avrebbe guastato.

Comparto Audio

Le voci in inglese con sottotitoli in italiano, sono convincenti, anche se talvolta poco comprensibili

La voce di Cuff esce dallo speaker del DualSense in maniera egregia e la colonna sonora epica ed evocativa, fa il suo dovere sia durante l’esplorazione che durante le fasi di combattimento.

Conclusioni

Forspoken è un action RPG open world decisamente story driven, la missione principale è praticamente tutto e forse l’unica cosa interessante del gioco. La trama risulta a tratti noiosa con cliché e stereotipi già visti, unita a dialoghi tra Frey e Cuff durante i combattimenti che fanno gridare “basta” a più riprese, ma che si risolleva completamente dal capitolo 7, con colpi di scena sequenziali e in escalation davvero interessanti, che sfociano in un finale epico.

Le cut scene sanno di next-gen, con grafica mozzafiato e appagante, che però crolla visibilmente in game, nonostante vi sia la possibilità di scegliere tra la modalità Qualità/30fps o Performance/60fps.

Le premesse durante i tanti eventi e newsletter di presentazione c’erano tutte: Forspoken era tra quei giochi che ho aspettato tanto dal giorno dell’annuncio e che mi hanno deluso profondamente una volta avuta la possibilità di metterci mano.

È un’occasione sprecata? Si, lo è. La volontà di portare a termine la main quest per il gusto di vedere come va a finire, senza la benché minima necessità e voglia di tornarci sopra una volta conclusa la trama principale (composta da 12 capitoli), nonostante la possibilità di continuare ad esplorare Athia dal 13° capitolo, mi fanno decisamente pensare che si poteva e si doveva fare di più.

In un mondo videoludico sempre più ricco di videogame multiplayer, i titoli single player necessitano di novità che per noi videogamer dagli anni 90, sono paragonabili all’aria. Tra reboot e remake, si sente la necessità di qualcosa di nuovo, con trame convincenti ed esperienze di gameplay appaganti, che devono viaggiare su binari paralleli: purtroppo Forspoken deraglia decisamente a causa di banali difetti sicuramente evitabili.

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6.2 / 10 Voto Finale
TRAMA5
GAMEPLAY7.5
AUDIO8
GRAFICA6.5
LONGEVITÀ4
DIFFICOLTÀ6
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Marco Cereseto
Sono stato “folgorato” dai prodotti Apple nel 2010 con iPhone 3GS, anche se il primo vero prodotto fu iPod nano. Poi da lì ho iniziato ad appassionarmi sempre di più ai prodotti e alla filosofia di Cupertino, fino a diventare esperto di ogni trucco e segreto.