È la fine di Zippyshare. Vera e propria istituzione del web dal 2006, il sito ha annunciato ieri 19 marzo la sua chiusura in un breve post sul blog. Gli amministratori citano l’aumento del prezzo dell’elettricità, ma anche l’invecchiamento del modello, incapace di far fronte alla democratizzazione degli adblock.

Ci sono siti web la cui chiusura provoca una piccola fitta di tristezza. Ricordiamo in particolare la chiusura di Popcorn Time, che aveva sempre flirtato con l’illegalità, ma che era diventato un appuntamento fisso in milioni di case. Oggi è un altro pilastro del web a dire addio. Con un messaggio breve e particolarmente modesto, gli amministratori di Zippyshare hanno annunciato la fine definitiva della piattaforma.

Se siete su internet dal 2006, molto probabilmente, consapevolmente o meno, avete incrociato Zippyshare. Il sito ha ampiamente reso popolari le piattaforme di hosting consumer, dove gli utenti possono rendere disponibili i file per il download tramite un link e, in alcuni casi, protetti da una password. Ma è stata proprio questa formula rivoluzionaria a precipitare la sua caduta.

“Abbiamo deciso di interrompere il progetto alla fine del mese”, spiegano i creatori del sito, che adducono diverse ragioni per questa decisione. Il primo è il suo modello di business obsoleto. Fin dal suo lancio, Zippyshare ha permesso agli utenti di ospitare e scaricare file gratuitamente. In cambio, gli utenti accettano, in teoria, di visualizzare alcuni annunci pubblicitari.

Solo in teoria, perché oggi questa formula non funziona più. Da un lato, Zippyshare spiega di aver registrato un calo di attività negli ultimi anni. A peggiorare le cose, l’aumento degli adblock ha messo a dura prova le sue finanze. Il sito si è trovato in un “circolo vizioso”, costretto a inserire più annunci, allontanando così altri utenti, e così via.

Infine, l’aumento dei prezzi dell’elettricità ha messo fuori gioco la piattaforma. “Non possiamo più permetterci di mantenere il sito”, conclude sobriamente il team, dopo aver ammesso che “nessuno ha bisogno di un dinosauro come noi”. Un dinosauro, appunto, ma che ha contribuito a costruire il web di oggi.

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