WeChat è probabilmente l’app di comunicazione più diffusa tra quelle che la maggior parte degli italiani non ha nemmeno mai sentito nominare. Si tratta, infatti, di un servizio popolarissimo in Asia (e in particolare in Cina) che può vantare oltre un miliardo di utenti; per un confronto basti pensare che Telegram, molto più noto alle nostre latitudini, si ferma a meno della metà.

Le sue funzioni di base sono condivise con tutti gli altri servizi del settore, con alcune differenze piccole ma significative: si possono, per esempio, inviare messaggi testuali e vocali, scambiare immagini, video e altri contenuti multimediali, registrare e inviare messaggi vocali ma l’app impone alcune limitazioni. Per esempio, i messaggi vocali hanno la durata massima di un minuto e i video sono ridotti a pochi secondi. Le motivazioni di questa scelta non sono soltanto tecniche (limitare la banda e lo storage necessario per memorizzare e trasferire tutte queste informazioni), ma favoriscono anche un uso più moderato: non pochi utenti di altre piattaforme vedrebbero per esempio con favore una limitazione alla durata dei messaggi vocali.

Animate da uno spirito simile sono anche altre scelte progettuali, come quella di non includere le spunte per confermare la ricezione e la lettura dei messaggi, che garantiscono un maggiore rispetto degli spazi e dei tempi personali nell’interazione con gli altri utenti. WeChat non è, comunque, solo un servizio di comunicazione personale: è infatti utilizzato anche per interagire con account pubblici ufficiali (collegati ad aziende e individui), in maniera simile a quanto accade con Twitter.

Ottenere un account ufficiale non è un’operazione semplice: bisogna sottoporsi a un procedimento di verifica ed essere autorizzati dalle autorità nazionali cinesi. Non mancano, naturalmente, neppure le funzioni di comunicazione in tempo reale: WeChat consente le chiamate audio e video tra due utenti e anche le conferenze di gruppo, fino a un massimo di nove partecipanti.

Un’altra funzione importante in WeChat è quella relativa al pagamento, che consente acquisti digitali e fisici, nonché il trasferimento di fondi tra gli utenti; queste funzioni sono diffusissime sul territorio cinese, dove hanno sostituito in parte l’utilizzo del contante. In realtà, WeChat Pay è disponibile anche fuori dalla Cina: l’Italia è stata una delle prime nazioni in cui è stato autorizzato l’utilizzo (dal 2015), con lo scopo principale di offrire ai clienti provenienti dalla Cina una forma di pagamento più pratica e familiare.

WeChat offre da diversi anni anche la funzione Moments, che la avvicina concettualmente a un vero e proprio social network; utilizzando questo tool gli utenti della piattaforma possono pubblicare immagini, testi e brevi video personali oppure condividere articoli e brani musicali che saranno accessibili ai contatti. La visibilità dei Moments può essere controllata creando più gruppi di contatti, in maniera simile a quanto accade per esempio con Facebook. Un’altra funzione piuttosto originale di WeChat è l’implementazione dei Mini Programs, che sono vere e proprie applicazioni scritte in Javascript, installabili ed eseguibili all’interno di WeChat. I Mini Programs sono utilizzati in particolare per la creazione di semplici videogiochi e passatempi, ma hanno avuto grande successo anche nei settori del commercio, sia digitale sia al dettaglio.

Il processo di registrazione è piuttosto laborioso e rende complesso l’accesso a WeChat, per lo meno nelle zone in cui non è ancora molto diffuso: dopo aver inserito le credenziali di base, infatti, il servizio richiede l’autorizzazione da parte di un altro utente già attivo da qualche tempo. Questa impostazione evita di dover implementare sistemi di verifica basati su Sms o altri meccanismi analoghi, ma rende l’accesso molto più difficile, in qualche modo esclusivo. Questa difficoltà di registrazione ha reso WeChat insospettabilmente popolare in alcune specifiche fasce di popolazione, come per esempio tra i ragazzi, che possono disporre di uno strumento di comunicazione difficile da controllare per gli adulti.

Dal punto di vista tecnico, l’app è disponibile per entrambi i sistemi operativi mobile iOS e Android e per i computer desktop, Windows e macOS. L’accesso è possibile anche via browser, con un’impostazione analoga a quella di Whatsapp: è infatti richiesta l’autenticazione inquadrando un codice Qr direttamente dall’app mobile. 

Finora non abbiamo fatto alcun cenno alle funzioni e agli strumenti di tutela della privacy, semplicemente perché non sono previsti: le informazioni, le conversazioni e i dati memorizzati all’interno del servizio sono a disposizione dell’azienda, ma soprattutto vengono tenuti sotto controllo dalle autorità governative cinesi. Se questa impostazione può apparire inaccettabile, non è in realtà molto diversa da quella utilizzata dai principali social media, che hanno anzi provveduto a vendere le informazioni personali degli utenti a chiunque sia stato disposto a pagare abbastanza.

Anche se molti tendono a dimenticarlo, c’è comunque una differenza sostanziale tra le informazioni pubblicate sui social media, che vengono in qualche modo esposte a un pubblico non ben definito (sia pure con tutti i distinguo del caso), e le comunicazioni personali tra gli utenti, che dovrebbero essere private e protette. Questo non è garantito da WeChat e quindi è difficile consigliarne l’utilizzo per qualsiasi comunicazione che debba restare privata.

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