Nell’ambito del complesso processo antitrust, emergono nuovi dettagli sull’offerta di 147 milioni di dollari a Epic Games da parte di Google per inserire Fortnite sul Play Store, una mossa che solleva ulteriori questioni sulla concorrenza nel settore tecnologico.

Nella battaglia legale che sta scuotendo l’industria tecnologica, Google si trova al centro di un processo antitrust avviato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DoJ). L’azienda di Mountain View è stata accusata di aver adottato pratiche anticoncorrenziali con l’obiettivo di cementare la sua posizione quasi monopolistica in diversi settori tecnologici, in particolare negli Stati Uniti. Tra le rivelazioni più eclatanti del processo, spicca l’offerta di Google a Epic Games: 147 milioni di dollari per portare Fortnite, uno dei giochi più popolari al mondo, esclusivamente sul Play Store.

Epic Games, nota per il suo spirito combattivo nei confronti delle politiche dei grandi store digitali, è solo una delle tante aziende che hanno intentato causa contro Google. Da quando è stato avviato il processo ufficiale del DoJ, sono trapelate informazioni che indicano come Google abbia tentato di incentivare sviluppatori di app e produttori di hardware con somme cospicue di denaro e accordi sugli utili per dissuaderli dall’installare o promuovere store alternativi.

L’approccio iniziale di Epic Games è stato quello di eludere il sistema distribuendo Fortnite direttamente dal proprio sito web, una mossa volta a sfuggire al prelievo del 30% sugli acquisti in-app imposto da Google. Tuttavia, dopo aver affrontato ostacoli legati alla sicurezza, Epic ha ceduto al Play Store, solo per poi venire bandita in seguito all’introduzione di un sistema di pagamento diretto che tagliava fuori Google dalle commissioni. Da qui è scaturito un intenso contenzioso legale.

La testimonianza di Purnima Kochikar, vicepresidente delle partnership di Play in Google, ha confermato la proposta milionaria fatta a Epic Games nel 2021, proposta rifiutata dallo sviluppatore di Fortnite. L’accordo avrebbe rappresentato un tentativo da parte dei vertici di Google di prevenire una possibile fuga in massa di sviluppatori dal Play Store, scenario che avrebbe potuto comprometterne l’esistenza stessa.

Dettagli rilevanti del processo emergono giorno dopo giorno. Tra le dichiarazioni sorprendenti, vi è l’ammissione che il browser Chrome sia stato sviluppato principalmente per servire Google Search, e l’illuminante rivelazione che le ricerche effettuate su iPhone generano ingenti entrate per Google, un dato che sembra paradossale ma che potrebbe indebolire la posizione difensiva dell’azienda.

Per giocare a Fortnite su dispositivi Android al momento è necessario ricorrere alla procedura di sideload di un APK o utilizzare il Samsung Galaxy Store, se disponibile.

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Team CEOTECH
La tecnologia dovrebbe arricchire la vita delle persone oltre a tutelare il pianeta.