Meta sta modificando le impostazioni di privacy predefinite per gli account Facebook degli adolescenti e sta limitando ulteriormente la possibilità per gli adulti considerati “sospetti” di inviare messaggi agli adolescenti su Instagram e Facebook.

Su Facebook, Meta ha dichiarato che inizierà a modificare automaticamente le impostazioni di privacy predefinite sui nuovi account creati da chi ha meno di 16 o 18 anni a seconda del paese. Con le modifiche, la visibilità della loro lista di amici, dei post con tag e delle pagine e degli account che seguono sarà automaticamente impostata su “impostazioni più private”.

Le nuove impostazioni saranno attivate automaticamente solo per i nuovi account creati dagli adolescenti, anche se Meta afferma che spingerà gli account adolescenti esistenti ad adottare impostazioni simili. L’aggiornamento segue una mossa simile da parte di Instagram, che l’anno scorso ha iniziato a rendere privati gli account degli adolescenti per impostazione predefinita.

Meta sta anche apportando nuove modifiche per evitare che adulti “sospetti” contattino gli adolescenti. Su Facebook bloccherà questi account dalla funzione “persone che potresti conoscere” del sito e su Instagram proverà a rimuovere il pulsante dei messaggi dai profili degli adolescenti. L’azienda non ha rivelato come determinerà esattamente chi è “sospetto”, ma ha detto che terrà conto di fattori come il fatto che qualcuno sia stato recentemente bloccato o segnalato da un utente più giovane.

Inoltre, Meta ha dichiarato che sta lavorando con il National Center for Missing and Exploited Children (NCMEC) su una “piattaforma globale” per prevenire la condivisione non consensuale di immagini intime di adolescenti. Secondo Meta, la piattaforma, che potrebbe essere lanciata a metà dicembre, funzionerà in modo simile a un sistema progettato per impedire la condivisione di immagini simili da parte degli adulti.

Secondo un portavoce di Facebook, il sistema consentirà agli adolescenti di generare una “segnalazione privata” per le immagini presenti sui loro dispositivi che non vogliono siano condivise. La piattaforma, gestita dal NCMEC, creerà quindi un hash univoco dell’immagine, che verrà inserito in un database in modo che aziende come Facebook possano rilevare quando immagini corrispondenti vengono condivise sulle loro piattaforme. 

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Carolina Napolano
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