Sicurezza o Geopolitica? Il divieto del Canada su WeChat e Kaspersky solleva interrogativi sulle reali motivazioni dietro la decisione.

Il Canada ha fatto un passo audace e potenzialmente controverso, proibendo l’uso dell’app di messaggistica WeChat e del software antivirus Kaspersky sui dispositivi governativi. Questo atto significativo è stato giustificato dal Treasury Board of Canada con “preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza”. Tuttavia, l’ombra della geopolitica sembra aleggiare sulle vere motivazioni dietro a tale decisione.

La valutazione del Chief Information Officer del Canada è stata cruciale nella determinazione di questo divieto. Sebbene sia stato garantito che nessuna informazione governativa sia stata compromessa, le due applicazioni sono state classificate come un rischio “evidente”. Questo, di per sé, non dovrebbe sorprendere: il Canada si era già mosso contro l’app cinese TikTok, vietandone l’uso a febbraio. Tuttavia, quello che colpisce è la velocità con cui il divieto è stato imposto, tanto che ha lasciato Kaspersky “sorpresa e delusa”, soprattutto per la mancanza di un preavviso.

Kaspersky, una delle principali società di sicurezza informatica al mondo, ha prontamente respinto il divieto come una manovra geopolitica. Secondo l’azienda russa, non sono state fornite prove concrete che giustificassero tale divieto. Nel mezzo di tutto ciò, WeChat, uno dei colossi della comunicazione, rimane silenzioso, aggiungendo un ulteriore velo di mistero all’intera faccenda.

Emerge una domanda chiave: è possibile che il Canada stia semplicemente adottando una strategia di allineamento con le decisioni dei suoi alleati internazionali, piuttosto che perseguire un’analisi puramente basata sui rischi di sicurezza?

Il riferimento del Treasury Board all’approccio dei partner internazionali apre la strada a riflessioni profonde sulla geopolitica digitale. In un’epoca in cui la tecnologia e la politica sono così strettamente intrecciate, la decisione del Canada potrebbe essere vista come parte di una tendenza globale di chiusura nei confronti delle potenze tecnologiche emergenti, in particolare quelle cinesi e russe.

Ma ciò che desta preoccupazione è l’opacità dietro a tale decisione. La mancanza di trasparenza e di comunicazione aperta solleva dubbi sulla legittimità e sulla genuinità delle motivazioni citate. Il divieto potrebbe avere fondamenta solide nella sicurezza, ma non si può ignorare il contesto internazionale in cui si colloca.

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