La crescente sfida di TikTok contro i divieti mondiali e i dubbi sulla privacy dei dati: investire 1,2 miliardi di euro basterà a riconquistare la fiducia delle istituzioni europee?

La tensione sale nell’arena digitale. La famosissima app TikTok si trova al centro di una vera e propria tempesta internazionale, con vari Paesi che manifestano preoccupazione riguardo all’uso dei dati degli utenti. Il cuore del problema? La possibile intercettazione di questi dati da parte della Cina.

Negli Stati Uniti, in particolare nel Montana, la soluzione è stata drastica: un divieto totale dell’app, supportato da salate multe. Allo stesso tempo, molte istituzioni governative, sia negli Stati Uniti che in Europa, hanno adottato misure di cautela, escludendo l’app dai dispositivi dei loro dipendenti. Una mossa significativa, se si considera che tra queste istituzioni figurano entità influenti come la Casa Bianca e la Commissione europea.

TikTok, ovviamente, non è rimasta a guardare. Per placare le preoccupazioni europee, la piattaforma ha proposto una serie di misure per allinearsi alle stringenti normative del continente, in particolare al GDPR. Si va dalla segnalazione dei contenuti ritenuti illegali alla personalizzazione dei feed, passando per una massiccia iniezione di capitali nelle infrastrutture europee.

Ed è qui che il social network cinese sta puntando forte: con un investimento di 1,2 miliardi di euro, TikTok ha annunciato la costruzione di tre imponenti data center, ubicati tra Irlanda e Danimarca. L’obiettivo? Centralizzare i dati dei numerosi utenti europei entro i confini dell’Unione Europea, eliminando così il rischio di possibili interferenze esterne.

Eppure, nonostante questo imponente display di trasparenza e cooperazione, ci sono molte voci scettiche. L’ombra della sede centrale di ByteDance, la società madre di TikTok situata in Cina, pesa come una spada di Damocle. Il dilemma è chiaro: la società può davvero garantire la sicurezza dei dati europei pur rispettando le leggi cinesi?

Secondo Moritz Körner, rappresentante tedesco del Parlamento europeo, la risposta non è rassicurante. Körner sottolinea la necessità di un accordo più ampio tra UE e Cina riguardo alla protezione dei dati, o almeno di un impegno bilaterale per evitare spionaggi.

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Carolina Napolano
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