L’intelligenza artificiale di OpenAI, ChatGPT, registra una diminuzione degli utenti per la prima volta dalla sua rapida ascesa alla fine del 2022 e l’inizio del 2023.

Nel campo sempre in fermento dell’intelligenza artificiale (IA), anche i giganti possono riscontrare delle difficoltà. Secondo recenti analisi, ChatGPT, il noto chatbot sviluppato da OpenAI, sembra aver iniziato a perdere colpi dopo una crescita esplosiva lo scorso anno e nei primi mesi del 2023.

I dati diffusi da Similarweb, una prestigiosa società di analisi del web, indicano un calo del 9,7% del traffico verso il sito web di ChatGPT lo scorso mese, sia da dispositivi mobili che da desktop. Questa percentuale, se confermata, rappresenterebbe la prima volta in cui il chatbot registra una diminuzione del numero di utenti.

Ulteriori dati raccolti da Sensor Tower, un noto strumento di monitoraggio delle app, confermano una riduzione del numero di download del client iOS di ChatGPT nel mese di giugno, segnando una pausa rispetto al picco raggiunto nei primi giorni del mese.

Il caso di ChatGPT non è isolato: sembra infatti far parte di una tendenza più ampia che sta interessando l’intero settore dei chatbot. Secondo Similarweb, negli ultimi mesi è stato riscontrato un calo delle visite ai siti web sia da mobile che da desktop di altri importanti attori del settore, tra cui Microsoft Bing, Google Bard e Character.AI. In particolare, Microsoft ha visto un picco di traffico verso il suo motore di ricerca tra febbraio e marzo, in concomitanza con l’anteprima pubblica di Bing AI. Tuttavia, da quel momento, il traffico mensile al sito web è costantemente diminuito, tornando quasi ai livelli pre GPT-4.

Le ragioni di tale tendenza possono essere molteplici. Il Washington Post ipotizza che la fine dell’anno scolastico potrebbe aver influito sul calo di interesse. Molti studenti universitari sono attualmente in pausa estiva, il che potrebbe aver ridotto il numero di giovani adulti che utilizzano ChatGPT per la redazione dei loro compiti. Un’altra possibile spiegazione riguarda le politiche aziendali: aziende come Samsung, infatti, stanno proibendo ai propri dipendenti di utilizzare chatbot AI, per paura di potenziali fughe di dati.

Nonostante ciò, non è detto che OpenAI sia preoccupata per il calo di popolarità di ChatGPT. Anzi, è molto probabile che il laboratorio di ricerca sia sollevato nel vedere meno persone utilizzare la versione pubblica del proprio chatbot. Sam Altman, CEO di OpenAI, ha dichiarato infatti che il mantenimento del servizio comporta costi enormi per l’organizzazione.

Indipendentemente dalle ragioni dietro questo calo di popolarità, rimane indiscutibile che l’IA continua ad essere un campo in rapida evoluzione. Sarà interessante vedere come OpenAI risponderà a queste nuove sfide e come si adatterà al cambiamento delle esigenze e delle abitudini degli utenti nel tempo.

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