Facebook avrebbe preso in considerazione la possibilità di parlare della fuga di notizie sul caso Cambridge Analytica prima dello scandalo del 2018.
I documenti del tribunale rivelati martedì 20 dicembre suggeriscono che Mark Zuckerberg, CEO di Meta, era a conoscenza della massiccia fuga di dati degli utenti a Cambridge Analytica e ha considerato di rivelare, nel 2017, che la società stava indagando sul caso – prima dello scandalo per avere ripercussioni globali sui media nel 2018.
Secondo i riferimenti della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, Zuckerberg ha trattato Cambridge Analytica come una “preoccupazione” nel 2017 e il dirigente ha considerato di annunciare pubblicamente che la Big Tech avrebbe indagato sulla società di consulenza politica, ma per motivi non specificati non è stato dato alcun annuncio.
Nella sua testimonianza originale al Congresso nel 2019, Mark Zuckerberg ha affermato di aver scoperto le malefatte di Cambridge Analytica “intorno a marzo 2018”. Nel 2017 il dirigente aveva parlato degli sforzi di Facebook per affrontare le accuse di disinformazione russa e le campagne di interferenza elettorale:
“Continueremo a indagare su ciò che è accaduto su Facebook in queste elezioni. Potremmo scoprire di più e, in tal caso, continueremo a collaborare con il governo. Stiamo indagando su attori stranieri, tra cui altri gruppi russi e altri Stati dell’ex Unione Sovietica, nonché organizzazioni come le campagne elettorali, per capire meglio come hanno utilizzato i nostri strumenti. Queste indagini richiederanno un po’ di tempo, ma continueremo il nostro esame approfondito”.
Tuttavia, secondo il nuovo rapporto, una bozza di quel discorso menzionava specificamente Cambridge Analytica:
“Stiamo già indagando su attori stranieri, inclusi attori dell’intelligence russa in altri stati sovietici e organizzazioni come Cambridge Analytica”.
Zuckerberg ha aggiunto di non essere a conoscenza del fatto che il team di pubblicità politica di Facebook avesse sollevato preoccupazioni su Cambridge Analytica prima di un articolo pubblicato da The Guardian nel 2015, che denunciava le presunte pratiche della società.
Anche dopo la segnalazione, il social network non ha messo al bando la società di consulenza – che il dirigente considera “un errore”.
Il contesto del processo
Quando era ancora conosciuta come “Facebook Inc.”, la società divenne il bersaglio di una causa miliardaria dopo uno scandalo per la possibile condivisione illegale di dati con Cambridge Analytica, società co-fondata da Steve Bannon, consigliere dell’ex presidente Donald Trump, durante il periodo elettorale statunitense del 2016.
Decine di milioni di utenti hanno protestato contro Facebook. Si stima che quasi 90 milioni di persone abbiano avuto i propri dati personali utilizzati senza autorizzazione. Tali informazioni avrebbero dovuto essere fornite dal ricercatore russo-americano Aleksandr Kogan, ma sono finite nelle mani di Cambridge Analytica.
Secondo i testi, la società di consulenza politica ha utilizzato i dati raccolti per sostenere la campagna politica di Donald Trump nel 2016. Cambridge Analytica ha presentato istanza di fallimento in meno di due mesi dopo che la fuga di notizie è stata resa pubblica.
Meta ha dichiarato oggi che “il caso è stato chiuso da più di tre anni”, secondo una nota inviata al sito web GizModo, informando che ha accettato di pagare una multa di 5 miliardi di dollari per porre fine al procedimento penale.