Noyb, associazione europea per la privacy, presenta un reclamo contro OpenAI per la gestione dei dati personali in ChatGPT. L’incapacità di correggere le disinformazioni su individui viola il diritto alla rettifica del GDPR.
L’organizzazione per la tutela della privacy Noyb ha presentato un reclamo formale per violazione del GDPR contro OpenAI. Il reclamo si concentra sulle operazioni di trattamento dei dati personali effettuate da ChatGPT, il noto chatbot basato su intelligenza artificiale. Una delle principali preoccupazioni sollevate è la difficoltà di rettificare le informazioni errate che riguardano individui specifici, un problema che potrebbe contravvenire ai principi fondamentali del GDPR.
Una figura pubblica, che ha scelto di rimanere anonima, è stata al centro del reclamo. Questa persona ha rilevato che ChatGPT riportava una data di nascita errata e, dopo aver contattato OpenAI per correggere tale errore, ha ricevuto una risposta che evidenziava l’impossibilità di modificare i dati a causa di limitazioni tecniche. La situazione ha generato frustrazione per l’interessato, dato che il GDPR stabilisce chiaramente il diritto di richiedere la correzione dei propri dati personali.
Secondo Noyb, OpenAI non sta adempiendo al suo obbligo di permettere agli utenti di accedere e correggere le loro informazioni personali, come esige la legge europea. Sebbene OpenAI abbia affermato la capacità di filtrare o bloccare specifici dati in risposta a determinati prompt, questa soluzione non risolve il problema di fondo, ovvero la capacità di ChatGPT di filtrare correttamente tutte le informazioni relative all’utente.
Il reclamo solleva anche dubbi sulla trasparenza di OpenAI riguardo all’origine dei dati personali utilizzati da ChatGPT e alle esatte informazioni personali che detiene, una mancanza di chiarezza che potrebbe contravvenire alle normative GDPR relative alla trasparenza e alla fornitura di informazioni agli interessati. Se le autorità di regolamentazione decidessero che OpenAI ha violato il GDPR, l’azienda potrebbe essere multata, fino al 4% del suo fatturato globale. Potrebbero essere adottate anche misure correttive, come l’obbligo per OpenAI di modificare il modo in cui ChatGPT gestisce i dati dei cittadini dell’UE.
Il caso è attualmente in fase di esame presso le autorità di regolamentazione austriache, che conducono ulteriori indagini sulle accuse presentate da Noyb. La decisione finale potrebbe avere implicazioni per le operazioni di OpenAI nell’UE e per la regolamentazione del trattamento dei dati personali nelle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale.