Le autorità di frontiera USA copiano i dati sensibili dai dispositivi dei viaggiatori che vengono controllati e li conservano per 15 anni. Vediamo i dettagli

Proviene dagli USA un’altra notizia poco rassicurante riguardo i dati sensibili, il loro trattamento e conservazione. Nello specifico è emerso che se il telefono, il tablet o il computer di un viaggiatore viene perquisito in un aeroporto, le autorità di frontiera americane potrebbero aggiungere i dati del dispositivo a un enorme database a cui possono accedere migliaia di funzionari governativi. I dirigenti della Customs and Border Protection (CBP) degli Stati Uniti hanno ammesso ai legislatori che i loro funzionari aggiungono informazioni a un database da ben 10.000 dispositivi ogni anno. Ben 2.700 agenti del CBP possono accedere al database senza un mandato e senza dover registrare lo scopo della loro ricerca. Le informazioni prelevate dai dispositivi vengono conservate per 15 anni. 

Il senatore Ron Wyden in una lettera al commissario del CBP Chris Magnus ha esortato ad aggiornare le pratiche del CBP in modo che le ricerche sui dispositivi alle frontiere si concentrino su sospetti criminali e minacce alla sicurezza, invece di permettere “di frugare indiscriminatamente nei dati privati degli americani senza che vi sia il sospetto di un crimine“. Wyden ha detto che il CBP preleva informazioni sensibili dai dispositivi delle persone, tra cui messaggi di testo, registri delle chiamate, elenchi di contatti e persino foto e altre informazioni private. 

Mentre le forze dell’ordine sono tenute ad ottenere un mandato per accedere al contenuto di un telefono o di qualsiasi altro dispositivo elettronico, le autorità di frontiera sono esentate dal dover fare lo stesso.

Wyden ha anche sottolineato che i viaggiatori perquisiti negli aeroporti, nei porti e ai valichi di frontiera non vengono informati dei loro diritti prima che i loro dispositivi vengano perquisiti. Inoltre se si rifiutano di sbloccare i loro dispositivi elettronici, le autorità possono confiscarli e conservarli per cinque giorni.

Il direttore dell’ufficio operazioni sul campo del CBP, Aaron Bowker, ha dichiarato che l’agenzia copia i dati delle persone solo quando “è assolutamente necessario“. Bowker non ha però negato che gli agenti dell’agenzia possano accedere al database, anzi ha detto che il numero è maggiore di quello che i funzionari del CBP hanno detto a Wyden. Il cinque per cento dei 60.000 dipendenti del CBP ha accesso al database, ha detto, il che si traduce in 3.000 agenti e non 2.700.

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Carolina Napolano
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