Jailbreak, modding o anche pwning: sono tutti termini diversi che descrivono la stessa cosa, ovvero prendere un dispositivo e fargli fare qualcosa che il produttore non vorrebbe fargli fare. Un esempio sotto gli occhi di tutti è il jailbreak degli iPhone, ma anche molte console hanno avuto questo “trattamento” per abilitare l’esecuzione di giochi non originali o software homebrewed. Di recente, l’ennesimo baluardo del software chiuso pare essere crollato; quello della PlayStation 5 che nel corso di questi mesi è diventata l’oggetto del desiderio di migliaia di ragazzi.

Decrittato il firmware della console

Di recente il gruppo hacker fail0verflow ha annunciato di aver effettuato il root della console Sony dopo essere riuscito a recuperare tutte le symmetric root key (le chiavi di root). La notizia è stata “certificata” con un tweet nel quale è stata mostrata un’immagine del software craccato con in evidenza la parte del Secure Loader, ovvero la sezione di codice che si occupa del caricamento di giochi e applicazioni sulla console.

La cosa ancora più interessante è che, almeno secondo le informazioni diffuse, le chiavi non sono state ottenute modificando in qualche modo l’hardware della console, ma semplicemente decrittando il firmware della PlayStation 5.

Cosa può nascere da questo?

La portata di questo annuncio, se dovesse rivelarsi vero, è enorme, perché chi ha le chiavi di root del firmware della PlayStation 5 è potenzialmente in grado di creare un firmware personalizzato da caricare all’interno della console per poi sbloccare il caricamento di app e giochi non originali, oppure addirittura di applicazioni e giochi HomeBrewed, senza per questo dover effettuare alcuna modifica alla console. La creazione di un firmware personalizzato apre le porte anche a un ulteriore livello di personalizzazione della console, sulla quale potrebbe addirittura essere abilitato il caricamento di un sistema operativo diverso da quello originale, magari derivato da una qualche versione di Linux.

Se la cosa pare strana, pensate che sulla Playstation 2 la stessa Sony vendeva un kit per trasformare la console in una sorta di computer con Linux, una tastiera/mouse USB, un adattatore VGA, un adattatore di rete e un disco rigido da 40 GB, mentre la PlayStation 3 aveva una opzione per installare un altro sistema operativo direttamente nel firmware originale.

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