Negli ultimi due anni gli smartwatch sono stati i dispositivi elettronici con il maggior incremento a livello di vendite. Questo si spiega in gran parte con il fatto che gli orologi smart sono ormai prodotti maturi, che in molti casi possono tranquillamente sostituire lo smartphone. I modelli più nuovi, oltre ai classici sensori che permettono di tenere sotto controllo il battito cardiaco e l’ossigenazione del sangue, sono in qualche caso in grado di effettuare un elettrocardiogramma e misurare la pressione del sangue, tutte funzioni impossibili per uno smartphone. A breve poi arriveranno modelli in grado di tenere sotto controllo altri parametri fondamentali come il valore della glicemia nel sangue, senza obbligare così chi soffre di diabete a farsi punture di controllo giornaliere. 

Tutto questo ha fatto passare in secondo piano quella che una volta sembrava essere la caratteristica più desiderata in uno smartwatch, cioè quella di fare e ricevere telefonate. Oggi però anche gli orologi di fascia medio-bassa integrano altoparlante e microfono di buon livello, che alla fine sono i veri componenti indispensabili per poter telefonare, e diventa sempre più normale vedere qualcuno che per parlare avvicina l’orologio al volto. In questo articolo cercheremo di fare il punto della situazione e indicheremo alcuni modelli che abbiamo provato proprio per telefonare e che ci hanno convinto.

Oltre lo smartwatch

A differenza degli smartphone, per i quali esistono due sistemi operativi, uno dei quali dedicato al solo iPhone, con gli smartwatch la confusione è ancora molta. In questo momento il sistema operativo più evoluto è quello di Apple, cioè Watch OS, che è già arrivato all’ottava generazione, ma ha il grosso limite di poter gestire solo l’Apple Watch, che a sua volta comunica solo con gli iPhone. Per questo motivo chi usa un iPhone non ha l’imbarazzo della scelta, l’unico problema è quello del prezzo visto che Apple Watch costa nella versione base ben 439 euro. Tutti gli altri smartwatch, e sono la maggior parte, usano sistemi operativi differenti, anche se basati di fondo su Linux, e sono in vendita con prezzi che partono dai 100 euro per arrivare intorno ai 500 euro. In realtà proprio quest’anno la situazione si sta almeno in parte chiarendo, visto che Samsung ha deciso di abbandonare il suo sistema Tizen per collaborare con Google alla nuova versione di Wear OS, che è attualmente alla sua terza generazione.

Possiamo fare a meno dello smartphone

I primi smartwatch avevano bisogno di avere uno smartphone collegato per gran parte delle funzioni. In pratica erano dei contapassi con funzioni di orologio e sveglia e anche per la localizzazione GPS era necessaria una connessione Bluetooth con lo smartphone. Con il passare del tempo è arrivato il controllo del battito cardiaco, il GPS e naturalmente anche microfono e altoparlante per le telefonate. In realtà sui primi modelli i mini altoparlanti integrati erano di qualità veramente scarsa e per riuscire a conversare con l’interlocutore bisognava avere un auricolare collegato. A questo punto, però, tanto valeva utilizzare uno smartphone. Con il tempo anche la qualità dei micro altoparlanti è migliorata notevolmente, siamo ormai a cavallo tra 2021 e 2022 e tutti gli altoparlanti e i microfoni degli orologi che abbiamo provato ci hanno permesso di rispondere e chiamare con livelli audio più che buoni, paragonabili a quelli del vivavoce degli smartphone.

Avere un unico numero

Certo, poi la differenza la fanno i modelli con scheda SIM integrata, gli unici che possono definirsi veramente indipendenti dallo smartphone. In Italia i modelli con SIM sono ancora poco diffusi e questo perché una delle funzioni più interessanti, quella cioè che permette di duplicare la SIM, avendo così lo stesso numero sia sul telefono che sull’orologio, è ad oggi possibile solo sugli Apple Watch in combinazione con una eSIM di Vodafone. In realtà la tecnologia per duplicare una SIM non è particolarmente complessa, ma evidentemente non fa comodo ai gestori offrire questa possibilità in più ai propri clienti. Così succede che chi possiede uno smartwatch Samsung con eSIM deve per forza appoggiarsi all’operatore TIM che permette l’installazione di una SIM virtuale ma con un nuovo numero di telefono. In realtà proprio nei giorni in cui scriviamo questo pezzo, TIM sta introducendo il servizio TIM One Number, simile a quello di Vodafone, cioè con la possibilità di condividere lo stesso numero su smartphone e smartwatch e anche con lo stesso costo di 5 euro al mese. Al momento del lancio il servizio sarà limitato ai nuovi Galaxy Watch 4 Classic, ovviamente con funzioni LTE, ma più avanti la compatibilità dovrebbe essere estesa anche ad altri dispositivi di altri produttori.

Tutto si può fare!

In realtà oggi sono ancora poche le persone che hanno deciso di fare a meno dello smartphone e affidarsi al solo smartwatch con funzioni LTE. Nella maggior parte dei casi si tratta di atleti o di professionisti che devono stare il più possibile leggeri e vogliono comunque avere la possibilità di restare in contatto via telefono oppure online con i propri colleghi. Non bisogna infatti dimenticare che avere a disposizione una SIM all’interno dello smartwatch, e quindi una connessione Internet autonoma, permette non solo di telefonare ma anche di restare in contatto via WhatsApp e comunque via social. Naturalmente sul piccolo schermo dello smartwatch non sarà così comodo scorrere i vari messaggi e rispondere a chi scrive, ma grazie ai sistemi di riconoscimento automatico della voce, che sono ormai estremamente precisi, è assolutamente semplice dettare una risposta a un messaggio.

Quale scegliere

Come abbiamo già visto chi ha un iPhone e vuole uno smartwatch deve per forza acquistare un Apple Watch, l’unico che garantisca la compatibilità con il sistema. Il vero discrimine è quello del prezzo, che sarà comunque elevato visto che il modello base di Apple Watch senza SIM costa 439 euro e per quello Cellular serviranno 100 euro in più. Ad Apple devono essersi resi conto che prezzi così elevati potevano fare perdere quote di mercato e hanno inserito la versione Apple Watch SE che rispetto al modello classico non ha il display sempre attivo, ha profili più larghi ma in compenso costa solo 309 euro (359 per la versione Cellular). Microfono e altoparlante sono identici a quelli del modello più costoso e questo rappresenta sicuramente un punto di forza in più.

Autonomia e funzioni con Huawei GT3

Nel settore smartwatch per Android la scelta è decisamente più ampia. Le possibili variabili sono molteplici e dipendono in gran parte da autonomia e prezzo. Chi non vuole ritrovarsi a caricare il suo smartwatch ogni sera potrà dare un’occhiata allo Huawei GT3 che nelle nostre prove ha fornito quasi due settimane di autonomia. Di contro non ha a disposizione uno store che consenta di installare app importanti come WhatsApp o anche semplicemente un browser. In pratica è solo possibile visualizzare notifiche a cui non potremo rispondere, nemmeno con l’assistente vocale. Invece per quanto riguarda la sezione telefonica possiamo confermare dopo alcune prove che la qualità audio è buona sia in entrata che in uscita. Il tutto a un prezzo di 249 euro. Purtroppo ad oggi in Italia non è ancora disponibile il modello LTE e dovremo perciò avere uno smartphone connesso via Bluetooth per fare e ricevere le telefonate.

Scegliere un Fitbit

Gli smartwatch Fitbit si sono costruiti con il tempo una buona reputazione come strumenti per il controllo della salute e la gestione degli allenamenti. Due anni fa Fitbit è stata acquisita da Google che ha spinto sulle funzioni classiche, comprese quelle relative alla comunicazione, senza però passare a Wear OS, il sistema basato su Android. Il modello Versa 3 che abbiamo provato mette a disposizione funzioni innovative come la possibilità di pagare dallo smartwatch e il controllo dello stress, ma per le telefonate si deve ancora affidare allo smartphone. Microfono e altoparlante sono comunque validi ed è possibile utilizzare l’assistente di Google per gestire lo smartwatch. L’autonomia può arrivare a una settimana e anche in questo caso non c’è uno store ma bisogna accontentarsi delle app preimpostate.

L’alternativa Ticwatch

Un altro smartwatch molto apprezzato dagli appassionati è sicuramente il Ticwatch. Noi abbiamo provato il modello Pro 3 Ultra GPS che ha diverse funzioni interessanti a partire dal doppio display. In pratica oltre al classico schermo principale AMOLED con cui potremo gestire tutte le possibilità messe a disposizione da Wear OS, c’è un secondo schermo che utilizza la tecnologia a bassi consumi FSTN, paragonabile a una specie di inchiostro elettronico. Questo display a bassi consumi si attiva quando lo smartwatch è quasi scarico, oppure di notte quando non è necessario il “vero” display a colori. Anche sotto la luce diretta del sole, lo schermo a cristalli liquidi risulta più visibile di quello AMOLED. Poi, quando dovremo usare una delle app di Google, non dovremo fare altro che tornare al display principale. Per quanto riguarda le chiamate, invece, non ci sono differenze rispetto al display, in entrambi i casi potremo chiamare o ricevere telefonate e la resa acustica nelle nostre prove si è sempre rivelata più che buona.

Il concorrente cinese KOSPET 

Basta inserire su Amazon la parola chiave smartwatch per visualizzare decine di orologi dalle marche sconosciute, alcuni dei quali anche con il supporto della SIM. Si tratta principalmente di cloni cinesi che cercano di ritagliarsi un proprio spazio grazie ai prezzi concorrenziali e a caratteristiche sulla carta interessanti. In realtà molti di questi smartwatch, soprattutto quelli meno costosi, sono di qualità molto bassa, poi però ci sono alcune eccezioni come il KOSPET Optimus 2 che abbiamo potuto provare e che, a parte le dimensioni superiori alla media e una resa delle app non sempre ottimale, ci è piaciuto. L’idea di KOSPET è semplice: trasportare Android direttamente sull’orologio, risparmiando così il lavoro di adattamento compiuto dai principali produttori. Il risultato non può certo dirsi perfetto, visto che in molti casi le schermate delle app risultano piccole e visualizzate solo in parte, ma alla fine è sicuramente funzionale. E questo vale anche per il supporto alla nano SIM, non abbiamo infatti avuto problemi a telefonare e ricevere telefonate.

Per finire arriva il Galaxy Watch 4

Ma alla fine uno dei pochi avversari di Apple Watch per chi usa uno smartphone Android resta il Galaxy Watch 4 di Samsung. Molte delle sue caratteristiche, a partire da display e autonomia (da uno a due giorni), sono simili al modello di Apple e l’ultima versione di Wear OS, il sistema operativo che non è altro che un adattamento di Android per smartwatch, è finalmente ben realizzata. L’unica vera pecca, che si porta dietro dalle versioni precedenti, è che alcune funzioni anche importanti come la misurazione della pressione o quella dell’elettrocardiogramma, richiedono uno smartphone Samsung per essere attivate. La sezione telefonica è invece fortunatamente uguale per tutti e consente anche di usare i comandi vocali, anche se al momento solo quelli di Bixby, Google Assistant dovrebbe arrivare nel 2022. In ogni caso non abbiamo avuto problemi a rispondere alle varie notifiche, sia di WhatsApp che SMS attraverso i comandi vocali. Merito questo anche del microfono di ottimo livello, come anche dell’altoparlante decisamente potente. Le versioni LTE dei Galaxy Watch 4 costano solo 50 euro in più rispetto a quelle classiche e questo è sicuramente positivo insieme al fatto che TIM ha da poco introdotto la funzione One Number per condividere il proprio numero.

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