Presente sui dispositivi firmati Apple (ovvero iPhone, iPad e Mac), iMessage potrebbe avere i giorni contati sui dispositivi utilizzati dai servizi segreti statunitensi, secondo quanto dichiarato da Anthony Guglielmi in una recente intervista per Politico.

La motivazione principale di questa restrizione è legata alla perdita di potenziali prove relative all’irruzione a Capitol Hill, avvenuta dopo le elezioni presidenziali e sulla quale il Congresso del Paese ha recentemente iniziato a indagare.

Poco più di due settimane fa (il 13 luglio, per la precisione), l’ispettore generale del DHS ha reso noto che i servizi segreti avevano perso diversi messaggi di testo relativi all’attacco del 2021, a causa della gestione del backup del servizio e della migrazione a una nuova piattaforma di gestione dei dispositivi mobile da parte dell’agenzia.

Nell’intervista, Anthony Guglielmi, portavoce dei Servizi Segreti, rivela che “si tratta di una questione che stiamo esaminando molto da vicino” e che “il direttore James Murray ha commissionato uno studio di benchmarking per esaminare ulteriormente la fattibilità della disabilitazione di iMessage e se potrebbe avere un impatto operativo”. Secondo l’autore, inoltre, c’è l’interesse a “garantire che qualsiasi azione politica intrapresa non influisca negativamente sulle nostre missioni di protezione o di indagine” e che l’agenzia sta “esaminando altre soluzioni tecnologiche”.

Secondo quanto riferito, la piattaforma precedente gestiva email, immagini e altri dati in modo centralizzato ma ignorava iMessage, mantenendo il backup solo sulla memoria del dispositivo senza copiarlo automaticamente. Al momento della migrazione, è stato necessario riconfigurare la nuova piattaforma di gestione con l’esclusione dello storage dei dispositivi, perdendo così i dati di coloro che non hanno effettuato il backup manuale.

Ovviamente, l’azione non avrà alcun impatto per gli utenti comuni, dato che si tratta più di un aggiustamento legato al modo in cui l’ente governativo gestisce i dispositivi legati ai suoi dipendenti che di una preoccupazione per i dispositivi di terze parti, ma dimostra come per alcune istituzioni la crittografia possa rendere difficile la gestione anche se sono responsabili della gestione del dispositivo.

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