Gli sviluppatori Android che distribuiscono applicazioni sul Google Play Store possono ora utilizzare sistemi di pagamento di terze parti in molti Paesi Europei. La misura si applica allo Spazio economico europeo (SEE), che comprende gli Stati dell’Unione Europea, l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. Tuttavia, la politica non si applicherà alle app di gioco, che per il momento dovranno ancora utilizzare il sistema di fatturazione di Google Play.

Google si sta muovendo dopo che il braccio legislativo dell’UE, la Commissione Europea, ha approvato questo mese il Digital Markets Act (DMA). Insieme al Digital Services Act, la legge è stata concepita per limitare il potere delle grandi aziende tecnologiche, ad esempio vietando ai principali proprietari di piattaforme di offrire un trattamento preferenziale ai propri sistemi.

L’entrata in vigore del DMA è prevista solo nel 2024. Tuttavia, il direttore degli affari governativi e delle politiche pubbliche dell’UE di Google, Estelle Werth, ha scritto in un post sul blog che l’azienda sta “lanciando questo programma ora per permetterci di lavorare a stretto contatto con i nostri partner sviluppatori e garantire che i nostri piani di conformità rispondano alle esigenze dei nostri utenti condivisi e dell’ecosistema più ampio”.

La mossa inverte parzialmente una politica che richiedeva che tutti i pagamenti in-app fossero elaborati attraverso il sistema di fatturazione del Play Store. Gli sviluppatori che optano per un sistema di fatturazione diverso non potranno evitare completamente le commissioni di Google. Tuttavia, Google ridurrà del tre per cento le commissioni di servizio che addebita loro.

Google afferma che il 99% degli sviluppatori ha diritto a una tariffa del 15% o meno. Gli altri pagano in genere il 30%. Se gli sviluppatori scelgono un sistema di fatturazione di terze parti, le tariffe applicate da Google scendono rispettivamente al 12% (o meno) o al 27%. Gli sviluppatori potrebbero comunque finire per pagare circa lo stesso importo in commissioni, a seconda delle tariffe applicate dal fornitore di pagamenti alternativo.

Gli sviluppatori dovranno inoltre “soddisfare i requisiti di protezione degli utenti”, afferma Google. L’azienda prevede di consentire alle app di gioco di utilizzare sistemi di pagamento alternativi nel SEE prima dell’entrata in vigore del DMA.

Google ha a lungo resistito all’idea di aprire il Play Store a fornitori di pagamenti alternativi, a fronte delle pressioni esercitate da più parti, ma in questo caso l’UE ha forzato la mano. L’anno scorso l’azienda ha adottato una misura simile in Corea del Sud, dopo che il Paese aveva approvato una legge che imponeva a Google e Apple di offrire pagamenti di terze parti.

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