I social fanno male alla salute? Le opinioni sono diverse, anche fra gli psicologi, ma è fuori di dubbio che strumenti come Facebook e Instagram siano anche veicolo di odio (inteso come hate speech, incitamento all’odio), bullismo, fake news e che in certi casi siano in grado di aumentare il senso di disagio delle persone più fragili, a partire dagli adolescenti. Certo, come tutti gli strumenti può avere delle controindicazioni e anche il coltello che usiamo per sfilettare il pesce o affettare le verdure può diventare una pericolosa arma nelle mani di uno psicopatico, ma il punto è un altro: cosa sta facendo l’universo creato e gestito da Zuckerberg (che include Facebook, Instagram, WhatsApp e Oculus) per mettere freno al peggio? Secondo il fondatore, sta facendo sforzi enormi per limitare l’abuso delle sue piattaforme e renderle dei porti sicuri per tutti, indipendentemente da età, razza, credo religioso e visione politica. Ma la realtà raccontata da Frances Haugen, dipendente “pentita”, narra una storia differente.

L’algoritmo cambia tutto

È da anni che si parla di come i social network siano spesso usati da persone prive di scrupoli per diffondere fake news, influenzare le elezioni e di come, in generale, tendano a essere divisivi e polarizzanti. Non si può attribuire la colpa alla piattaforma in sé, ma quanto sono efficaci le azioni che sono state messe in campo per renderlo un luogo più vivibile? Nel 2018, per esempio, è stato cambiato l’algoritmo che domina il feed, così da ridurre la diffusione dei messaggi di odio, con l’intenzione di “spingere maggiormente le interazioni sociali significative”, qualunque cosa si intenda con questo termine (meaningful, in inglese). Il risultato purtroppo non è stato quello sperato, anzi: la situazione è a tutti gli effetti peggiorata. Non è una nostra opinione: a sottolinearlo è Anna Stepanov, che in Facebook guidava il team che doveva, per l’appunto, cercare di migliorare l’atmosfera sul social. Erano state proposte alla dirigenza una serie di ulteriori modifiche che limitassero soprattutto lo scontro politico e in generale le discussioni troppo accese, come gli eccessi dei supporter di Trump (e non solo). I primi test suggerivano l’efficacia di queste nuove misure ma c’era un problema: diminuivano l’engagement, cioè la quantità di like, condivisioni, commenti. Fatto che si sarebbe tradotto in minori guadagni per il social network, motivo per cui non sono state accettate.

Il sottotesto è che Zuckerberg si dice sia disposto a migliorare l’atmosfera del suo social, a patto che non riduca i fatturati. Il profitto, insomma, è davanti a tutto. Non è illegale, certo, e per alcuni versi è anche comprensibile che un’azienda privata persegua il profitto. Peccato, però, che questo cozzi con le promesse del CEO del colosso. La risposta dell’azienda è stata che dal 2016 ha investito 13 miliardi di dollari e dedicato 40.000 persone alla sicurezza sul social. Certo, però guai a toccare l’algoritmo, se questo porta a minori ricavi.

Instagram fa male agli adolescenti

Come può fare male un social network fatto prevalentemente di immagini? Semplice: danneggiando l’autostima delle adolescenti. Per delle persone adulte può forse sembrare bizzarro, ma è noto che gli adolescenti e – soprattutto le adolescenti – sono molto sensibili a certi temi. Col tempo anche l’immagine della modella ultra-magra tanto amata dagli stilisti è finita sotto attacco, in quanto mostra corpi troppo perfetti, praticamente irraggiungibili.

E non sono poche le adolescenti che sono andate incontro a problemi di salute per cercare di assomigliare alle tante magrissime che camminavano sulle più importanti passerelle del mondo. Non è differente quello che si vede su Instagram, dove influencer spesso ritoccatissime offrono canoni di bellezza al limite del possibile, creando frustrazione e senso di inadeguatezza in molte giovani ragazze che, in alcuni casi, sono arrivate a manifestare pensieri suicidi. Anche in questo caso non si può dare la colpa a Zuckerberg e ai suoi soci per il problema, ma lascia a bocca aperta il fatto che non venga affrontato internamente. Anzi: per un periodo, Facebook ha ragionato sul realizzare una versione di Instagram dedicata ai minori di 13 anni, l’età minima per potersi iscrivere a un social network. Idea bloccata dal Congresso Americano, fortunatamente. Rimane il fatto che, come rivelano i documenti interni svelati, Facebook ha sempre minimizzato.

Disparità nascoste

In teoria le regole di Facebook e Instagram sono le stesse per tutti. In pratica, come rivela Haugen, non è proprio così. I documenti segreti portati alla luce dalla whistleblower mostrano come esista una lista di utenti di alto profilo che possono permettersi di violare le regole. Questo programma per garantire maggiore libertà e meno freni era chiamato internamente XCheck. Questa lista includeva politici, ma anche genericamente VIP, come Neymar da Silva Santos Junior –  calciatore da 150 milioni di follower – che si è reso colpevole di revenge porn contro una donna brasiliana che sosteneva di essere stata stuprata da lui. Certo, alla fine anche il suo profilo è stato bloccato, ma se la moderazione a lui riservata fosse stata la stessa destinata a chiunque altro, questo non sarebbe certamente accaduto.

E Facebook diventa META…

No, non ci riferiamo al social in blu ma alla società che controlla tutti i social creati (o comprati) da Zuckerberg. La scelta del fondatore di Facebook mira a creare un simbolo per una realtà che va oltre i social attuali e apre la strada al cosiddetto metaverso, «un luogo dove giocheremo e ci connetteremo in 3D», ha spiegato Zuckerberg… 

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