È emerso che Facebook raccoglie dati da attività selezionate. L’ultima scoperta di Reveal afferma che Facebook raccoglie dati (tramite Meta Pixel) sulle persone che visitano i siti web dei centri per le crisi di gravidanza. Sebbene ciò possa sembrare non sorprendente, i ricercatori sono davvero preoccupati per l’uso improprio che ne viene fatto.

Gli autori hanno scoperto che centinaia di centri di gravidanza in crisi utilizzano il Meta Pixel sui loro siti web. Come è noto, questa funzione consente ai proprietari di tenere sotto controllo chi visita i loro siti web. Di conseguenza, possono creare annunci su Facebook con un migliore targeting e una maggiore conversione.

I centri di crisi di gravidanza non hanno licenze. Inoltre, l’HIPAA e altre norme sulla privacy non possono controllarli; sono “per lo più gestiti da organizzazioni di stampo religioso la cui missione è quella di persuadere le persone a scegliere un’opzione diversa dall’aborto”.

Il Meta Pixel è in grado di filtrare i dati sanitari “sensibili”. La politica sulla privacy di Meta non vede alcun problema. “In molti casi, le informazioni erano estremamente sensibili, ad esempio se una persona stava pensando di abortire o se stava cercando di ottenere un test di gravidanza o un contraccettivo d’emergenza”, riporta Reveal. La funzione ha anche raccolto dati che non dovrebbero (almeno così crediamo) essere diffusi. Ad esempio, Meta Pixel ha ottenuto dati sugli appuntamenti richiesti. Non sorprende che anche società di marketing anti-aborto di terze parti abbiano avuto accesso ai dati.

Naturalmente, Meta non ha potuto chiudere un occhio su questa relazione. In una dichiarazione ufficiale si legge che: “È contro le nostre politiche che siti web e app inviino informazioni sensibili sulle persone attraverso i nostri Business Tools. Il nostro sistema è progettato per filtrare i dati potenzialmente sensibili che rileva, e lavoriamo per educare gli inserzionisti su come impostare correttamente i nostri Business Tools”.

Sembra che non solo Meta ma anche altri big della tecnologia raccolgano dati simili. È quindi logico che i legislatori si siano già preoccupati della questione. Hanno chiesto ad Apple, Google e altre piattaforme di bloccare le app che raccolgono dati su persone che cercano servizi di aborto.

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